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«Giorgio non è cattolico ma è una garanzia»

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Parla il «catto-diessino» Lucà: «La pregiudiziale è illogica e senza fondamento politico»

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La sua esperienza ampia. I ruoli ricoperti in passato dimostrano che sa essere imparziale. Se verrà eletto, insomma, Giorgio Napolitano sarà un buon presidente per tutti gli italiani. Quindi la pregiudiziale berlusconiana è strumentale, illogica e senza fondamento nella Costituzione. Non ha dubbi Mimmo Lucà, calabrese «ionico», 53 anni a giugno, membro della segreteria Ds ed ex vicepresidente delle Acli: Napolitano è e resterà uno dei candidati migliori per il Quirinale. Perché, secondo lei, sarebbe un buon capo dello Stato? «È meno caratterizzato politicamente di D'Alema, non è un uomo di parte, non esprime una leadership di partito. In lui prevale, invece, il profilo istituzionale». Ma non è cattolico... «Anche la storia di altri presidenti si caratterizza in tal senso. Basta pensare a Saragat, Pertini e allo stesso Ciampi. E poi non è l'identità culturale che conta, bensì il modo in cui si svolge la funzione». Il Vaticano appariva decisamente contrario a D'Alema. Nei confronti di Napolitano sembra abbia un atteggiamento diverso. È vero? «Non posso farmi interprete del Vaticano, penso tutttavia che ci sia rispetto, attenzione e apprezzamento per come l'uomo ha ricoperto ruoli istituzionali. Nelle vesti di presidente Napolitano saprebbe rappresentare al meglio i valori della Costituzione e della storia repubblicana, che hanno anche radici cristiane e cattoliche». Contro la sua candidatura, però, si sono espressi anche esponenti dell'Ulivo, come la cattolica Paola Binetti, ex presidente del comitato che promosse una campagna astensionista per il referendum sulla fecondazione assistita. «Forse la Binetti vuole dire che il mondo cattolico non riconosce il suo volto in questo candidato. Napolitano, però, ha goduto della fiducia di Casini quando era presidente della Fondazione della Camera e mi sembra che la sua candidatura per il Colle riscuota consensi nell'associazionismo cattolico, da parte di Pezzotta e del presidente delle Acli, da parte dell'Osservatore Romano e dell'Udc». Berlusconi e An, però, si oppongono... «È una pregiudiziale immotivata. E anche un po' singolare perché esprime l'idea secondo cui i Ds non sarebbero legittimati a proporre una candidatura per la più alta carica dello Stato. E questo è inaccettabile». Nell'Unione invece su di lui c'è unanimità? «Sì. Napolitano è il candidato di tutto il centrosinistra. Ed è la seconda candidatura che offriamo. Abbiamo preso atto di alcune obiezioni su D'Alema e tenuto conto che queste potessero impedire un'ampia convergenza. Per questo l'abbiamo ritirata. Ora basta». Le riserve della CdL, quindi, non sono giustificate? «No. La CdL non può esercitare il diritto di veto. Non può impallinare i nostri candidati uno dietro l'altro. È il contrario del metodo Ciampi ed è un atteggiamento che non ha fondamento costituzionale né politico. Berlusconi è ancora prigioniero della logica del non risconoscimento dell'avversario. Ma deve rendersi conto che la guerra è finita e accettare il disarmo bilaterale». Altrimenti? «Beh, così non si riunifica un Paese spaccato in due e non si apre il dialogo necessario per affrontare le grandi questioni del futuro». Terrete duro su Napolitano? «Sì. Credo che continueremo su questa direzione».

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