Cossiga trova la soluzione e si svolta I voti decisivi dai senatori a vita
A organizzarlo è stato Francesco Cossiga. Il condizionale è d'obbligo perché non ci sono conferme ufficiali. I senatori a vita si sarebbero visti in un ufficio proprio a Palazzo Madama prima che cominciasse in aula il nuovo voto per Franco Marini. Sarebbe stato proprio Cossiga a illustrare agli altri colleghi la situazione. Spiegando che se Marini non fosse passato nemmeno al terzo scrutinio si sarebbe creata una situazione «pericolosa». Un ramo del Parlamento fermo, senza una maggioranza. Mentre l'altro, quello di Montecitorio, proprio nella stessa giornata attendeva di dare via libera al suo nuovo presidente. E, in quella condizione, il segnale lanciato fuori dalle istituzioni sarebbe stato pesante. Non solo, si sarebbe creato un conflitto istituzionale grave. Un governo (Berlusconi) in carica che attende di uscire, un presidente uscente (Ciampi) che non sa se dare l'incarico di formare un governo (Prodi), una Camera con un presidente (Bertinotti) e l'altra senza. Un tale groviglio che «il Paese non se lo può permettere». E, soprattutto - stando al ragionamento cossighiano -, non se lo potevano permettere ex presidenti della Repubblica. Proprio Cossiga e Scalfaro, ma a questo punto anche Emilio Colombo che, seppur non sia stato un inquilino del Colle, può essere equiparato a un ex Capo dello Stato per mole di incarichi istituzionali ricoperti. Andreotti sarebbe stato presente all'incontro. E il suo silenzio avrebbe convinto anche Sergio Pininfarina a non restare indifferente. «Giulio ha avuto la sua rivincita, metà Senato l'ha votato e gli attestati di stima sono stati infiniti», avrebbe detto uno di loro. Insomma, c'era un accordo generale tra i senatori a vita a dare il via libera a Franco Marini per uscire dall'impasse. L'ex leader della Cisl sarebbe diventato presidente del Senato grazie ai voti dei senatori a vita. È andata così? Di certo in apertura di seduta Cossiga s'è alzato in piedi e ha usato toni forti e chiari: «Devo prendere la parola in questa assemblea di sani. Perché solo i sani possono sopportare le fatiche che voi sopportate». Un modo per mettere in guardia dal rischio di impedire l'elezione dei vertiici istituzionali. Se l'opposizione lo facesse, ha detto Cossiga, si tratterebbe di uno «staticidio». L'ex Capo dello Stato ha spiegato che, rendendo tortuosa la definizione dei presidenti di Camera e Senato, «si impedisce al Paese di avere un governo». L'ex Capo dello Stato ha dato atto a Scalfaro della pazienza dimostrata nella giornata di ieri, anche alla luce di «un regolamento fatto male», e ha quindi ipotizzato che siano le forze politiche rappresentate in Senato (ancora i gruppi non si sono formalmente costituiti) ad accordarsi sui criteri di accettabilità dei nomi scritti sulle schede per l'elezione del presidente del Senato. Poche parole, nitide. Subito dopo Giulio Andreotti si è alzato e gli si è avvicinato. In due giorni di estenuanti votazioni, non l'aveva mai fatto. Era rimasto impassibile sino a quel momento al suo posto. E ai due si è aggiunto anche Pininfarina. Poi il sette volte presidente del Consiglio è tornato al suo banco da dove ha atteso l'esito del voto. È certo anche che Franco Marini subito dopo essere stato eletto è andato ad abbracciare Rita Levi Montalcini che è rimasta in aula sempre, senza mai allontanarsi. Ed è certo anche che lo stesso Marini nel suo discorso di insediamento ha rivolto un saluto al capo dello Stato «garante della Costituzione» e poi ai senatori a vita e poi, in particolare, agli ex presidenti della Repubblica. Insomma, un ringraziamento all'apparenza formale. Ma nella realtà molto sostanziale. Anche i numeri sembrano confermare questa versione. Marini infatti s'è fermato a quota 157 voti al primo giro. Al secondo è salito a quota 163 ma con le tre schede contestate "Francesco Marini" e targate Udeur. Poi è sceso a 161 ma con una "Francesco Marini" e una "Marini". Ieri mattina i senatori della Margherita sono arrivati in aula con i volti rilassati. Uno di loro, che aveva previsto gli