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«Giulio ritirati. Ma voglio te»

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È quanto ha scritto ieri il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga in una lettera a Giulio Andreotti. «Non è giusto per te, per tutti noi fieri di essere stati e di essere democratici cristiani — prosegue Cossiga — non è giusto per la storia della Democrazia Cristiana e della democrazia italiana, ed in generale per il cattolicesimo politico italiano, cattolicesimo politico di cui tu sei il massimo esponente, che tu ti sottometta al giudizio di una Assemblea, come è democraticamente giusto, ma nella quale purtroppo siedono non pochi, membri della maggioranza, che ti hanno additato al disprezzo degli italiani come «mafioso» e «mandante di omicidi», che sostengono apertamente i magistrati politicamente vicini ad essi che girano l'Italia diffamando il tuo nome». «La proposizione da parte dell'Unione di un altro democratico cristiano, l'amico Franco Marini della Margherita, alla carica di presidente del Senato, il silenzio "assordante" della Cdl, la decisione sofferta, ma aperta, coraggiosa e leale della Sudtyroler Volkspartei di votare per il candidato dell'Unione stessa, la volontà da te manifestata di volere essere elemento di unione e concordia in questo difficile momento della vita del Paese, mi fanno ritenere che sia da considerarsi chiuso qualunque utile spazio ad una tua candidatura». Comunque, Cossiga assicura ad Andreotti: «Se considerando erronee queste mie valutazioni, fallaci questi miei giudizi e deboli questi miei consigli, tu riterrai nell'apprezzamento sovrano della tua limpida coscienza, di tenere ferma la tua candidatura, pur mantenendo io intatto il mio affetto e la mia stima per l'amico democratico cristiano Franco Marini, e per i tanti democratici cristiani della maggioranza, da Romano Prodi a Dario Franceschini e tanti, tanti altri, al cui governo io esprimerò la fiducia, tu avrai il mio voto».

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