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Rai, è già battaglia sul «quinto uomo»

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L'Unione potrebbe nominare un sostituto di Petroni (Tesoro) per avere la maggioranza nel cda

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Per il centrosinistra non sarà facile aggirare la legge e «far fuori» un consigliere del centrodestra per conquistare la maggioranza al settimo piano di Viale Mazzini. L'idea brillante consiste nel nominare un sostituto del professor Petroni, in modo che la maggioranza passi 5 a 4 in favore del centrosinistra. Petroni fu designano dal ministro dell'Economia, quindi con un nuovo governo e un nuovo ministro la sostituzione è a portata di mano. «Sarebbe un vero colpo di Stato - dichiara Maurizio Gasparri, di An - sostituire Petroni con un consigliere vicino al centrosinistra. Il ministro dell'Economia non designa un solo membro del Consiglio, ma due. L'altro, come è stato il caso di Petruccioli, è destinato a diventare il presidente, qualora abbia i due terzi dei voti in commissione di vigilanza. Quindi come si fa a parlare che il nuovo governo debba revocare solo la nomina di Petroni e non quella di Petruccioli». A meno che giungano a sorpresa le dimissioni dell'intero consiglio d'amministrazione... «E perché dovrebbero dimettersi - sottolinea Gasparri - sono professionisti seri e preparati, inoltre soddisfano e rappresentano tutte le parti politiche. Il loro mandato scade nel 2009, quindi almeno per qualche anno il nuovo governo dovrà rassegnarsi a non cambiare un bel niente. Come ha fatto il centrodestra fino alla scadenza del precedente consiglio d'amministrazione. E convivere con Zaccaria non era certo una cosa facile. Eppure l'abbiamo fatto. Quindi a Prodi e ai suoi non resta che fare un bell'aeroplanino di carta con il foglio delle nomine e tirarselo da una parte e dall'altra». Intanto le ore che precedono la decisione sul caso Meocci passano inesorabilmente. Per giovedì è attesa la decisione sull'incompatibilità del direttore generale. La sua decadenza potrebbe avere l'effetto del cavallo di Troia per la sinistra che già si prepara all'assalto. Anche se l'azienda di Viale Mazzini sembra in queste ore una cassaforte blindata. Chi aveva pensato di dimettersi (Fabrizio Del Noce) si tiene stretto il suo incarico. Per le nuove nomine dovrebbero passare dei mesi. A quel punto a confezionare i nuovi palinsesti toccherebbe ai direttori in carica. Tuttavia, seppure sia stata una stagione più che positiva (per il dopo Bonolis, per la rinata Domenica In), la Rai vista da dentro appare come un'azienda allo sbando. Le risorse interne sono lasciate alla deriva, mentre gli esterni fanno il buono e il cattivo tempo (basti pensare all'inossidabile Bibi Ballandi, l'unico ad aver già strappato il rinnovo del contratto nonostante sia recentemente incappato in qualche fiasco d'autore (Carrà, Salemme). Tra i vip resta il partito trasversale il più gettonato di Viale Mazzini. La lobby dei potenti è ben determinata a restare potente. Lo fa tenendo un piede per ogni staffa. Qualche esempio? Simona Ventura e Giorgio Gori hanno disarcionato il Cavaliere. Tutti vorrebbero offrire un programma a Vira Carbone, la "protetta" di Lusetti, attualmente impegnata con Corrado Tedeschi in Sabato, domenica & su RaiUno. In attesa del nuovo governo il «trombato» Giulietti rilancia il ritorno di chi è stato allontanato per «ragioni politiche». Il Raibaltone muove i tentacoli.

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