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D'Alema corteggia la Cdl per battere Fausto

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Il presidente Ds cerca il dialogo con l'opposizione per strappare a Bertinotti la presidenza della Camera

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Ma Massimo D'Alema, non solo non è «morto» (politicamente è ovvio), anzi starebbe trattando personalmente per decidere i futuri scenari del Paese. Scenari in cui il presidente dei Ds vuole giocare un proprio ruolo. Dopotutto fu proprio lui, nel 1997, a lanciare il primo esperimento di dialogo tra i poli con la Bicamerale. Un esperimento che naufragò, ma che in un momento di emergenza come quello attuale potrebbe servire da interessante precedente. Chi lo conosce giura che «D'Alema è sempre più realista del re». Per questo il presidente Ds si sarebbe convinto già da tempo dell'impossibilità di governare il Paese con una maggioranza così risicata. E per questo, primo fra tutti i suoi alleati, avrebbe spinto il fedelissimo Gavino Angius a lanciare una proposta sul tavolo: quella di concedere una delle due presidenze delle Camere all'opposizione. Una proposta che, però, non ha accolto grandi consensi all'interno della coalizione. Ma i bene informati giurano che la strategia messa in campo dal «leader Maximo» sia molto più complessa e punti, in realtà, a battere Bertinotti nella corsa alla presidenza della Camera. Prodi, infatti, nelle ultime ore avrebbe cambiato strategia e starebbe cercando in tutti i modi di compattare la coalizione portando il leader di Rifondazione o all'interno del governo (come vicepremier) o sullo scranno più alto di Montecitorio. Ma D'Alema non sembra disposto a rinunciare e, per questo, starebbe cercando di anticipare la trattativa con l'opposizione. Per il momento si tratta di tattica, ma se dovesse passare la linea del confronto e del dialogo tra i Poli (cosa che D'Alema ritiene indispensabile), a quel punto il presidente Ds risulterebbe già in pole position come candidato di garanzia. Ma c'è un'altra partita che D'Alema non sembra disposto a perdere ed è quella per la successione a Piero Fassino come segretario del Botteghino. Voci insistenti danno ormai come sicura la nomina dell'europarlamentare Ds Pierluigi Bersani soprattutto dopo il deludente risultato che la Quercia ha registrato nell'ultima tornata elettorale. Risultato che rende l'attuale segretario della Quercia praticamente indifendibile. Fassino, che in questi anni ha lavorato ad una profonda «fassinizzazione» del partito (cercando di mettere in un angolo proprio la «corrente» dalemiana) starebbe però trattando una sostanziosa contropartita. Per poter lasciare via Nazionale, infatti, Fassino vorrebbe anche un ministero di peso come quello degli Esteri. Un incarico che però Prodi pensava di affidare a D'Alema come risarcimento nel caso Bertinotti dovesse salire sullo scranno più alto di Montecitorio. E così il «leader Maximo» si trova stretto tra due fuochi.

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