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I Ds si smarcano «Ora dialoghiamo»

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La Quercia vara la «linea prudente» A differenza di Prodi, aperture alla Cdl

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Se il Professore si spinge ad assicurare un governo di cinque anni, al Botteghino si fanno i conti. E con grande prudenza provano ad aprire un dialogo con il centrodestra. Il primo a cominciare a tendere la mano è stato Gavino Angius, l'altra mattina, quando ha spiegato che l'Unione «dovrebbe proporre un accordo» al centrodestra per «tornare all'antico» e concordare non solo sul nome del prossimo presidente della Repubblica, ma anche su quelli della Camera. L'idea era quella di affidare una delle due presidenze, Montecitorio o Palazzo Madama, alla Cdl. E poco più tardi anche Piero Fassino frenava: «Intendiamo governare rappresentando l'intero Paese, facendoci carico delle aspettative delle esigenze che ci vengono poste da tutti gli italiani, sia quelli che hanno votato per il centrosinistra, cui va naturalmente la nostra gratitudine, ma con altrettanta attenzione e scrupolo dobbiamo rispondere alle attese degli italiani che hanno ritenuto del tutto legittimamente di votare per il centrodestra». E anche Massimo D'Alema, che pure si era affrettato a parlare di vittoria schiacciante, ha rettificato spiegando che dalle urne esce un «Paese spaccato», «molto tirato al di là di quello che era prevedibile». E anche ieri, i vertici diessini hanno usato parole pacate. Il segretario dei Ds ha cambiato ancora posizione dicendo che «il nostro orientamento in linea di principio è che la maggioranza di governo esprime i presidenti di Camera e Senato così come la CdL fece nel 2001». Ma subito dopo ha aggiunto: «Ora c'è una fase sufficientemente ampia di tempo per verificare se maturano scenari politici diversi, altrimenti i presidenti saranno espressi dalla maggioranza». E a chi gli chiedeva che genere di scenari diversi ha replicato semplicemente: «Vedremo...». D'Alema invece è più esplicito: governo e maggioranza hanno ora «il compito di contribuire all'assetto delle istituzioni con un atteggiamento aperto nei confronti dell'opposizione. Il che non significa che chi ha vinto le elezioni non debba prendersi le sue responsabilità». Il presidente dei Ds puntualizza che occorre discutere con l'opposizione «su tutto». Da adesso in poi la cosa «più importante è assicurare il funzionamento delle istituzioni, a cominciare dalla questione più importante: l'elezione del capo dello Stato. Noi siamo sempre stati propugnatori della ricerca del più ampio consenso, come facemmo quando avevamo la maggioranza». Rispetto alla Cdl, insomma, l'Unione «avrà uno stile diverso». Si comincia a dialogare sul presidente della Repubblica, ma è chiaro che la trattativa vuole essere a tutto campo. F. D. O.

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