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di SILVIA SANTARELLI LA PIAZZA è divisa.

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Soprattutto a chi teme l'ultimo imprevedibile colpo di teatro del Cavaliere. Lo stesso Prodi che pure ostenta un sorriso largo e speranzoso per tutto il tempo in cui gli altri parlano, mentre Crozza dice le sue solite irresistibili battute, e la «Canzone popolare» riscalda i cuori dei tanti arrivati per ascoltarlo, quando interviene di fronte ai suoi confessa che ha paura che da Berlusconi possa arrivare l'ennesimo fuori programma. Tutto può ancora succedere e a piazza del Popolo sono in molti a temerlo. I sorrisi non mancano, così come i battimano e i batticuore, però non c'è il clima da cambio di regime. Più che altro si aspetta, con il fiato sospeso. Anche chi è convinto che tutto andrà al meglio cerca le conferme dell'ultimora. Ci si chiede a vicenda «Ma hai sentito qualche sondaggio?», «Che dicono i compagni dell'Swg?». Ma il partito dei «preoccupati» è solido quasi quanto quello dei «sicuri». A chi confessa l'angoscia che il centrosinistra non raggiunga la maggioranza al Senato, c'è subito chi risponde: «Ma come, è una vita che ci dicono che i giovani ci votano di meno dei vecchi, e allora perché dobbiamo preoccuparci del Senato dove votano solo quelli maggiori di 25 anni?» Il ragionamento convince, si sente più tranquillo un ragazzo che si aggira sfoggiando una maglietta che dice «Orgoglioso di essere coglione». È la risposta alla battuta di qualche giorno fa di Berlusconi. In piazza molti ci tornano, una signora porta un manifesto: «Meglio coglioni che votare Berlusconi», un ragazzo ha un post-it in fronte con su scritto «Io sono un coglione». Molto gettonata anche la copertina dell'ultimo numero dell'Economist, quella che dice «basta» a Berlusconi. Più di uno l'ha fotocopiata e ingrandita. Quando parlano i leader in tanti notano la stanchezza: «Com'è invecchiato» è un classico per Rutelli, e quando Crozza dice «Se la campagna elettorale durava un'altra settimana, Fassino spariva» in molti annuiscono. Anche in Prodi l'euforico si vede la stanchezza. Ma ai «sicuri» piace pensare che è il segno che hanno girato in lungo e in largo l'Italia e che la vittoria è vicina. I preoccupati rimangono preoccupati.

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