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Il botto finale di Berlusconi contro pm e brogli

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«Magistrati indegni tramano contro di me». E chiede osservatori Onu per assicurare il voto regolare

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Ma anche contro i brogli elettorali. E sotto sotto anche verso i suoi, quelli che non hanno ancora deciso di votare o che pensano di votare Unione: in fin dei conti i veri coglioni sono loro, spiegherà il Cavaliere. Il premier si prepara al rush finale. E la sua è una chiamata alle armi perché in gioco, secondo lui, c'è la libertà. Libertà minacciata dai «magistrati infami», libertà minacciata dai «grandi giornali e dai grandi gruppi che vogliono ancora regali», libertà minacciata da possibili brogli elettorali. E per chiamare alle armi tutti, ma proprio tutti, il Cavaliere deve ancora alzare i toni. E avverte. L'ultima inchiesta sul suo conto è «un'infamità» compiuta da «magistrati indegni» che vogliono «convincere i cittadini a scegliere un altro voto durante la campagna elettorale» per poter «prendere la maggioranza del Parlamento» e operare «in collaborazione con il governo». L'ultima inchiesta, per la quale i pm hanno ottenuto il rinvio a giudizio (con incredibile tempismo, proprio in campagna elettorale), vede al centro delle indagini, il ruolo svolto dall'avvocato inglese David Mills, che secondo l'accusa avrebbe ricevuto dal premier 600 mila dollari per rendere due testimonianze reticenti nel corso dei processi per la vicenda All Iberian e per le tangenti alla Guardia di finanza. Berlusconi non ci sta: «Con il caso Mills non c'entro nulla, è stata solo una montatura dei giornali e dei gruppi di potere che parteggiano per la sinistra». E spiega che bastava fare una rogatoria internazionale per rendersene conto: «Ma non l'hanno fatta - sottolinea durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi - e hanno preferito rinviarmi a giudizio a pochi giorni dal voto, screditandomi di fronte all'opinione pubblica internazionale». «Il risultato - dice il premier - sono documenti che provano che la somma a Mills arriva da un armatore che non conosco, Diego Attanasio (quello che di Italica, la spedizione in Antartide, ndr)». Il pericolo di incappare in un errore giudizario non è solo per lui bensì per tutti: «Questi documenti provano la mia estraneità ma anche che solo una persona dotata di intraprendenza fuori dal comune e notevoli disponibilità economiche può far fronte a questi attacchi, mentre un comune cittadino è costretto a soccombere». Poi è la volta dell'attacco al Corriere della Sera, ai «grandi giornali» che «concordano i titoli» per attaccare un governo che ha avuto il torto «di non favorirli». «Denuncio questo ennesimo episodio di uso politico della giustizia - tuona -. Questo atto era teso a infangare presidente del Consiglio e immagine dell'Italia. È impensabile che ci siano funzionari dello Stato che tramino contro il presidente del Consiglio che lavora per tutti gli italiani». L'attentato alla libertà, secondo lui, è in agguato. Due giorni fa era stata la volta della minaccia alla libertà di informazione: «Sul caso Mediaset bisogna stare attenti perché a rischio c'è la libertà», aveva spiegato in mattinata a Sky Tg24. «Ci sono prove assolute di regime», aveva aggiunto. Nel corso della stessa trasmissione il premier era anche tornato a precisare il senso della parola «coglione» pronunciata durante l'intervento a Confcommercio per mettere in guardia da un voto a sinistra: «Non ho dato del coglione agli elettori della sinistra, non si prendano un aggettivo che li definisce bene, non li ho gratificati di questa espressione che di un aggettivo bonario. Coglioni sono coloro che stanno dalla mia parte e che non curano i loro interessi». Ora, secondo il Cavaliere, è il momento della mobilitazione generale perché il rischio di perdere c'è: «Mi sento forte come un leone e continuerò a battermi comunque. Sono sicuro di vincere e se ci fosse una sconfitta sarà di misura. E comunque la sinistra dovrà fare i conti con noi in Parlamento. A questa sinistra non mi arrenderò mai», aggiungeva Berlusconi. «La sinistra è così illiberale - spiegava - che minaccia di fare leggi ad personam per eliminare un avversario politico». E la mobilitazione, sottolineerà invece n

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