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Troppe polemiche, dietrofront di Moretti Il braccio destro: «Esterrefatto dalla sinistra»

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Basta polemiche, basta segreti, basta equivoci. Il regista de «Il Caimano» incontra il suo pubblico a Milano, nel cuore intellettuale e radical chic della città, il cinema Anteo, e si è impegnato a cambiare strada perché già gli pesa tutta questa pressione politica e massmediologica su di lui e il suo film. «Io non volevo fare un film di propaganda, chi lo pensava sarà rimasto deluso. Volevo raccontare come è cambiato questo Paese, e i danni e le macerie con cui dovremo fare i conti per anni». Certo, non è tutta colpa di Berlusconi. Ma quasi. Moretti, però, respinge le critiche che gli sono venute anche da sinistra per questo film: «Non voglio più sentirmi dire che non bisogna demonizzare l'avversario». Moretti insomma non sembra soddisfatto delle reazioni che ha avuto all'uscita del suo «Caimano», soprattutto dal mondo politico. E il produttore Angelo Barbagallo, il suo braccio destro, l'uomo che realizza i progetti di Nanni, è ancora più esplicito: «Mi hanno intristito le reazioni del centrodestra, ma in qualche modo erano prevedibili, ma quelle del centrosinistra mi hanno proprio lasciato esterrefatto». Insomma cautele e paura dell'effetto boomerang a sinistra proprio non piacciano al clan Moretti. «È assurdo che ci critichino perché il film è uscito prima delle elezioni», continua Barbagallo. E Moretti infatti dice e ridice che l'uscita del film era prevista in questo periodo da più di un anno: «Se poi in Italia ci sono sempre le elezioni non è colpa nostra! Tanto meno che tutte le campagne elettorali da noi assumano sempre toni drammatizzanti». Quello di Moretti a Milano è quasi un primo bilancio sull'uscita del suo ultimo lavoro. Risultato: grande successo di pubblico e tante polemiche. E lui allora decide di andare in giro a spiegare di persona cosa significa il suo «Caimano». Milano è la prima tappa, seguiranno tanti incontri in piccole e grandi città. Per l'occasione la Milano dei girotondi, culturale e di sinistra è tutta all'Anteo. A fine proiezioni tanti applausi calorosi e quando arriva Moretti in sala addirittura c'è la standing ovation, tutti in piedi ad applaudire il film e il suo messaggio antiberlusconiano. Tra gli altri anche Ilda Bocassini, il magistrato che per anni è stata la pubblica accusa contro Berlusconi nei processi Sme e Imi-Sir. Nel film c'è anche lei, anche se interpretata da Anna Bonaiuto. E anche lei batte le mani e dice agli amici che il film le è piaciuto. Si segue perfino tutto il dibattito in una delle ultime file, sprofondata sulla poltrona che quasi non si vuol far vedere. Per più di due ore Moretti, sul palco insieme a molti di quelli che hanno fatto il film (non solo Bargagallo, ma anche gli sceneggiatori e agli attori Jasmine Trinca e Aldo De Capitani), viene intervistato da Michele Serra e soprattutto dal pubblico. Il regista ha modo di sfogarsi. Tanto per cominciare se la prende con la par condicio. Più tardi sarà in tv da Fazio e racconta che per poterci andare ha dovuto firmare un documento in cui si impegna a non dire nulla che possa influenzare il voto, che possa avere a che fare con la parti politiche che si affrontano nella campagna elettorale, e così via. E allora chiede ironicamente a Serra, che è uno degli autori del programma, «di che cosa parleremo?». E Serra risponde: «Che vuoi fare, la legge doveva arginare lo strapotere del protagonista del tuo film!». Una botta a destra, ma pure a sinistra. Gli attacchi al centrodestra non mancano («Mi fa tenerezza un governo che ha paura di un film» dice Moretti), però pure la sinistra di chi ha preso le distanze dal film non piace per niente. Serra prende in giro Rutelli, senza neppure nominarlo, che ha detto che «Lui a vedere il film ci andrà dopo le elezioni» e Moretti se la prende con chi lo invita alla cautela: «Ma insomma è davvero troppo dire che chi ci governa non ha il senso delle istituzioni?». Tra un applauso e una domanda il tempo passa, ma Moretti non se ne andrebbe mai. Quando Serra dice «dobbiamo chiudere perch

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