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Moretti: «Un avvocato ha dato l'ok al film»

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Il regista smentisce di aver fatto uno spot elettorale. Ma ammette: «Berlusconi lascia macerie»

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Ha tirato una molotov (cinematograficamente parlando, s'intende) nell'agone politico e poi è rimasto a gustarsi l'incendio che ne è divampato. A guardare, quasi come uno spettatore. Un po' divertito. Ma quasi ne prende le distanze, come se non fosse opera sua. Racconta, il regista-attore de «Il Caimano» intervistato da Sanguinetti (anche lui attore del «Caimano») a RadioTre, di aver temuto una iniziativa legale: «Abbiamo fatto leggere la sceneggiatura a un avvocato e poi gli abbiamo fatto vedere il film qualche giorno fa». Insomma, temeva una iniziativa giudiziaria contro di lui. E da parte di chi? Di Berlusconi ovviamente (sarebbe davvero uno spettacolo trovare un giudice che abbia il coraggio di dare torto a Moretti e ragione al Cavaliere). A Moretti, dunque, era chiara la portata politica della sua pellicola. Anche se passa tutto il giorno di uscita del film a smentirlo. Intervistato dal Tg3 per esempio aggiunge: «Non mi ha sfiorato l'idea di spostare l'uscita del film anche perché la maggioranza degli italiani ha già deciso da mesi e mesi per chi voterà. Un film non deve avere la funzione di spostare voti. Questo ruolo non è dei film». Anzi, ribalta le accuse e se la prende con il «clima»: «Spero che le persone che andranno a vedere il film non si faranno influenzare dal clima sovreccitato». All'intervistatrice che chiede se il film fosse stato «liberatorio» per lui, Moretti risponde: «Non è importante per me, mi pare dalla prima reazione che sia liberatorio per chi lo va a vedere». Poi sottolinea: «Non riusciamo più a guardarci allo specchio e a volte un libro o un film possono avere questa funzione». E lo specchio, gli italiani allo specchio, l'antica retorica di sinistra del risveglio delle coscienze è un tema ricorrente. Anche in un'altra intervista sottolinea: «Ho cercato con un film, con un racconto, con le immagini di mettere uno specchio davanti a noi perché ci siamo un po' appannati negli ultimi tempi e non riusciamo più a guardarci, a capirci bene. Ci siamo abituati all'inabituabile». E avverte: «Penso che quello che è successo nel Paese ce lo porteremo dietro per molti anni. Dovremo fare un lungo lavoro di ricostruzione perché le macerie rimarranno per molto tempo. Bisognerà attrezzarsi per il futuro». Subito dopo prova a sviare il discorso: «Ho voluto raccontare anche altro, la storia di una separazione ma anche l'amore per il cinema, tante cose...». Moretti spiega che «nella parte centrale del film volevo dire quelle cose prendendo un po' in giro me stesso. Così pretendo di conoscere la scenografia di Jasmine Trinca senza averla letta. Un po' come hanno fatto molte persone che pretendevano di conoscere il film senza averlo visto». Viene poi fuori tutto l'aristocratico distacco del regista quando, di fronte alle pagine dei quotidiani piene di commenti sul suo film, confessa di aver letto solo due recensioni. O meglio tre: «L'editoriale della Ciotta (sul Manifesto, ndr) e altre due di altri giornali». Parlando con AnsaLive, Moretti non resiste e parla di Berlusconi, l'unica volta che lo fa nella giornata: «Noi consideriamo normale il fatto che per la quarta volta c'è un candidato premier che si presenta con tre reti tv sue personali. Nel '94 quando questo candidato premier vinse le elezioni disse che avrebbe risolto subito questo problema e non l'ha risolto. Questa non è una cosa normale. In Francia non potrebbe succedere. Non ad un politico che si candida a guidare un Paese, non potrebbe succedere a un semplice cittadino di avere tre reti tv. In Francia, in Spagna, in Germania, in Belgio. Ed è una delle tante anormalità a cui noi ci siamo abituati. Sono molti più lucidi gli stranieri sull'Italia che non noi stessi». «Io - continua Moretti - ho cercato prima di tutto di fare un film che raccontasse delle emozioni, dolori, speranze. Un film in cui ci sono tante cose: c'è una storia privata, l'amore per il cinema, ed anche una storia politica. Mi sembra che negli ultimi anni riusciamo con molta diffi

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