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Il Guardasigilli: «Sono pressioni indebite»

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I magistrati: «Deve risponderci per legge»

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Al ministro non è piaciuta l'iniziativa dei vertici della magistratura inquirente del capoluogo lombardo di sollecitargli una risposta sull'inoltro della richiesta di estradizione di 22 agenti Cia, ritenuti responsabili del prelevamento forzato di Abu Omar, il 17 febbraio del 2003. «Ci sono in gioco gli interessi dello Stato», ha detto Castelli che ha parlato di «pressioni indebite» da parte dei magistrati. «Voglio ricordare che il magistrato è soggetto alla legge - ha aggiunto Castelli - e la legge dà al ministro della Giustizia la facoltà di decidere tenendo conto degli interessi dello Stato. Le loro pressioni sono assolutamente indebite. Come loro sono pronti a difendere le loro prerogative e la loro indipendenza, anche il ministro deve difendere le sue. Quindi, per favore, rispettino le decisioni che il Governo prenderà». Gli hanno risposto in tempi brevi i due titolari dell'inchiesta, i procuratori aggiunti Armando Spataro e Ferdinando Pomarici, pubblici ministeri che si occupano di terrorismo sin dagli anni di piombo, quando erano impegnati contro le Br: «Il sollecito non è indebito poichè il ministro ha l'obbligo giuridico previsto dall'articolo 720 comma 3 del Codice di Procedura Penale di informare l'autorità giudiziaria richiedente sulle sue decisioni anche eventualmente delatorie». «Nessuna "ragion di Stato" - hanno rincarato la dose - può consentire di eludere il dettato della legge e il principio della leale collaborazione tra istituzioni». A rischio, dopo quasi quattro mesi dall'invio delle richieste e che «il silenzio del governo» rischi «di compromettere la ragionevole durata del processo». «Decida dunque il ministro, in qualsiasi modo ma decida, assumendosi la relativa responsabilità politica», è stato l'invito. «Così consentirà - ha aggiunto Spataro - alla procura di Milano ogni conseguente iniziativa anche presso sedi internazionali, ove i suoi ritardi sono stati aspramente criticati». Lo scambio di dichiarazioni al vetriolo è quindi proseguito: «Spataro non è abilitato a parlare con me, ha scavalcato i suoi superiori in maniera poca rispettosa», ha replicato il ministro, che più volte ha indicato il magistrato milanese come «toga rossa». La risposta al sollecito (non quella sulla richiesta di estradizione, per la quale ci vorrà altro tempo) Castelli la farà avere direttamente al Procuratore generale di Milano Mario Blandini. «Sono queste le istituzioni con le quali io devo collaborare ed interloquire - ha spiegato - Altri che scavalcano i loro superiori dovrebbero astenersi». E per il componente della Commissione Giustizia della Camera Enzo Fragalà (An) il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro sarebbe autore di una «incredibile iniziativa con la quale si rivolge al ministro Guardasigilli, noncurante di tutte le regole, dimostra il poco rispetto istituzionale e dei principi della civiltà giuridica che sono peculiari di una parte, per fortuna minoritaria, della magistratura ed è, prima di tutto, un grave atto nei confronti del capo dello Stato che troppe volte, l'ultima pochi giorni fa, è stato costretto ad intervenire per ricordare che i magistrati devono applicare le leggi, non farle, non devono vestire i panni della politica e che il loro obbligo è quello di apparire oltrechè di essere imparziali».

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