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di NICOLA IMBERTI UN appello alla moderazione in una campagna elettorale che si annuncia «infuocata».

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Ieri pomeriggio Dini era in volo verso Bruxelles, non ha partecipato alla manifestazione pro-Palestina anche se giudica legittimo che «alcuni esponenti della sinistra manifestino in difesa di alcuni popoli o per la creazione di uno Stato Palestinese». Presidente, partiamo dall'ultima notizia. Che cosa ne pensa delle dimissioni del ministro Calderoli? «Mi sembra il minimo che potesse fare». E il rapporto con la Libia? È compromesso? «Sicuramente è notevolmente peggiorato. Vede, la Libia non ha mai manifestato estremismo religioso. Anzi, proprio per questo motivo ha rischiato la rottura con l'Unione Africana. L'esplosione di queste proteste sono un fatto nuovo. Impressionante». E l'aggressione all'Italia? «Anche questa è una novità. Sino al 2001 i rapporti con la Libia sono stati ottimi. Negli ultimi tempi si è avvertita un'inversione di tendenza». Ne è sicuro? «Certo, mi sembra che a parlare siano anzitutto i fatti». Quali fatti? «Gliene cito uno: sei mesi fa in Libia è stata reistituita la giornata della vendetta per il colonialismo italiano. Le basta». Da un estremismo all'altro. Oggi in piazza è scesa l'estrema sinistra: un'occasione per lo sfogo di posizioni estremiste? «L'antimperialismo, l'anti-Nato, sono posizioni che trovano cittadinanza in alcune frange vicine alla sinistra massimalista, ma si tratta di posizioni minoritarie, molto minoritarie». Verrebbe da dire: «per fortuna». «Certo, sarebbe preferibile che non emergessero. Ma mi sembra che anche nello schieramento opposto stiano riemergendo alcune posizioni estremiste molto legate al passato regime fascista. Comunque credo che questi estremismi non siano tali da modificare il corso degli eventi». Ne è sicuro? «Quando i Radicali portarono Cicciolina in Parlamento questo non aumentò la pornografia in Italia. Si tratta di fatti isolati direi di frange quasi individuali. La domanda semmai è queste frange devono essere in parlamento o no?» Lei cosa pensa? «Io credo che i partiti si stiano aprendo alle frange più vicine per portare qualche voto in più. Personalmento penso che queste frange, soprattutto quelle che cavalcano alcune battaglie di giustizia sociale, vadano ascoltate». Nel 1996 Fausto Bertinotti uscì dal governo proprio per difendere alcune battaglie sociali. Crede che la storia possa ripetersi? «Io penso che potranno esserci momenti in cui il Governo di centrosinistra sarà chiamato a prendere decisioni che urtano con i principi forti della sinistra massimalista. Contrapposizioni invetabili che, sono convinto diventeranno elementi di dialogo». Ad esempio? «Potrà accadere sui temi della politica estera e della difesa. Ma anche sulla politica economica. Su questo tema, ad esempio, ci sono rivendicazioni sociali che, di per sè, hanno una valenza positiva, ma che complessivamente non sono compatibili con la crescita della nostra economia». E se gli estremismi sono quelli di Marco Ferrando? «Bisogna ripudiare quegli estremismi che non trovano adozione nemmeno nei partiti di cui questi individui sono aderenti». Certo è che non aiutano? «Si tratta di elementi di distrubo anche se accendono campanelli di allarme su situazioni sociali difficili. Io penso che occorra darsi una calmata evitando che certi atteggiamenti si trasformino in eversione creando danni o da una parte o dall'altra».

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