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L'Unione si prepara a litigare su tutto

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Dai Pacs all'aborto, dalla droga al ritiro dall'Iraq, il centrosinistra è unito solo sulla guerra a Berlusconi

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Chi «ni» e chi forse. Chi legge il programma del centrosinistra dice mah! E gli elettori fanno boh! E si chiedono: ma c'è una cosa sulla quale sono d'accordo? Pacs, legge sulla droga, aborto, patrimoniale, ritiro dei militari italiani dall'Iraq: se chiedi a Prodi ti risponde che va tutto bene. Se ti rivolgi a Rutelli ti ritrovi con qualche però. Se dai retta a Bertinotti e Pecoraro Scanio non ci capisci più niente. I punti programmatici sono lo specchio delle tante anime della (dis)unione. Sui Pacs, per esempio, è bagarre. Mastella non ci pensa proprio a starsene allineato e coperto tra i ranghi del centrosinistra. Ancora ieri insisteva: «Non firmo i Pacs, se ne può discutere in Parlamento e se perdo la mia battaglia lì ne prendo atto». O loro o i radicali. In tutto questo Prodi, aspirante leader del centrosinistra gioca a fare l'equilibrista: «I Pacs per le coppie di fatto sono una forma di rispetto per queste unioni, ma non intendono omologarle alla famiglia». Accontentati — più o meno — cattolici, moderati, centristi e forse qualche radicale. Rutelli, sfogliando la sua Margherita, invece, dice no e lancia l'idea dei Ccs, contratti di convivenza solidale. I Verdi dal loro canto propongono di istituire registri civili al Comune. Bertinotti, da par suo, ritiene quella dei Pacs una battaglia di civiltà e di democrazia e prova a infilarla nell'agenda dell'Unione. Per lo Sdi, l'Unione deve avere «il coraggio di contrastare la campagna integralista guidata dalle gerarchie vaticane». Sulla legge 194, leggi aborto, la questione diventa ancora più complicata. «La rosa nel pugno» la vuole modificare, per i Ds «va bene così com'è» perché «è una buona legge e non si tocca». Addirittura per Fassino «è stata applicata con equilibrio e rigore e senso di responsabilità». Prodi svincola: «Qualsiasi elemento che aiuti le donne in questa dolorosissima circostanza è benvenuto». Bertinotti «minaccia»: «Non si tocca». Di Pietro, invece cala tre sì: «Al diritto alla vita, alla tutela della donna, ma anche al diritto di libera scelta». Giù le mani dalla 194 grida il Pdci: «Serve un referendum eventualmente per tentare di cancellarla». Per Dario Franceschini (Margherita), «non è in discussione». Anche in politica estera domina il caos. Per esempio sul ritiro delle nostre truppe dall'Iraq. Prodi si affretta a dire che «l'accordo è di stabilire un calendario di ritiro. Che non significa fuggire, ritiro subito, immediato come Zapatero». Sulla stessa lunghezza d'onda Rutelli: «Ritiro in accordo con le autorità irachene e con l'impegno della comunità internazionale a non lasciare sola la popolazione». Più o meno quello che dice Fassino: «Presenteremo un calendario per il ritiro delle nostre truppe dall'Iraq, non unilaterale ma concordato con le autorità irachene». Se chiedi a Bertinotti e Pecoraro Scanio, apriti cielo. Per i leader di Rifondazione e dei Verdi il ritiro deve essere «immediato senza se e senza ma», «la nostra posizione è diversa da alcuni nostri alleati che si nascondono dietro la possibilità di un ritiro graduale delle nostre truppe». E va giù pesante Cossutta, Partito dei comunisti («la pace in Iraq sarà possibile soltanto quando finirà l'occupazione»). Il Mastella-pensiero ci dice, invece, che «non serve anticipare il ritiro delle truppe ma trovare una soluzione politica che coinvolga l'Onu». La questione lavoro per il centrosinistra, invece, è sinonimo di legge Biagi. Mastella vuole monitorarla: «Questo è il massimo che concedo». Fassino assicura: «Il centrosinistra non la cancellerà ma la migliorerà». Anche Prodi la vuole cambiare. Rutelli salva «la flessibilità» ma vuole eliminare «alcune figure di lavoro precario che hanno proliferato». Bertinotti e Oliviero Diliberto l'abrogherebbero volentieri. Così come i Verdi. Altro terreno di scontro è quello della patrimoniale. Per Prodi «Niente patrimoniale sulla casa ma solo la tassazione delle grandi rendite finanziarie», Bertinotti spinge, invece, per quella secca. Rutelli si opporrà alla «dannosa ipotesi». Niente patrimoniale anch

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