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Fo, il «mistero buffo» che agita Milano

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Il super-favorito è il prefetto Bruno Ferrante, ma il premio Nobel spera nel risultato a sorpresa

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La battuta circola da mesi negli ambienti del centrodestra milanese. Ma, col passare dei giorni, quella che era una semplice provocazione sembra essersi trasformata in un auspicio. Non tanto nella Cdl dove tutti sono assolutamente convinti che Letizia Moratti non teme nessuno nella corsa alla poltrona di sindaco di Milano. Quanto nel centrosinistra dove, più si avvicina la scadenza delle primarie, e più aumentano i timori. Sia chiaro, nessuno mette in dubbio che questa sera, quando alle 22 chiuderanno i 124 seggi predisposti dalla macchina organizzativa dell'Unione nella città di Milano, le urne incoroneranno un nome diverso da quello dell'ex prefetto del capoluogo lombardo Bruno Ferrante, ma su tutto pesa come una spada di Damocle l'incognita Dario Fo. Il premio Nobel, sostenuto da Rifondazione Comunista, è infatti piombato come un fulmine su una consultazione dall'esito scontato e sembra aver messo in crisi i Ds e la Margherita che tanto hanno fatto per portare Ferrante a giocarsi la sfida decisiva con Letizia Moratti. Insomma anche a Milano, come già accaduto con le primarie nazionali di ottobre, si ripete quello è ormai il leit motive del centrosinistra: sinistra radicale contro sinistra riformista. A ottobre era stato Prodi che, fino all'ultimo, aveva temuto l'exploit di Fausto Bertinotti. Poi, gli oltre quattro milioni di elettori che si recarono alle urne lo incoronarono come leader indiscusso dell'Unione. Ma a Milano le cose sono un po' diverse. Innanzitutto perché il numero di elettori che oggi dovrebbe partecipare alle primarie dovrebbe essere di gran lunga inferiore ai 100mila che vi parteciparono 5 mesi fa. Gli organizzatori sperano di arrivare a quota 50mila. Secondo perché Dario Fo ha già dato una piccola prova di forza riunendo al PalaMazda di Milano 5.000 persone (qualcuno parla addirittura di 8.000) per sostenere la sua candidatura. Sarà forse per questo che negli ultimi giorni si sono moltiplicate le iniziative a sostegno della candidatura di Ferrante. Iniziative come la lettera scritta venerdì da 7 sindaci «illustri» del centrosinistra: Massimo Cacciari (Venezia), Sergio Cofferati (Bologna), Viviano Domenici (Firenze), Michele Emiliano (Bari), Rosa Russo Iervolino (Napoli), Walter Veltroni (Roma) e Giuseppe Pericu (Genova). Insomma, pur di scongiurare un risultato a sorpresa del «mistero buffo» Dario Fo (gli altri candidati Milly Moratti e Davide Corritore sono fuori dai giochi), Margherita e Democratici di Sinistra hanno calato sul tavolo i pezzi pregiati dell'argenteria. E qualcuno parla già di «eccesso di difesa» visto che, in fondo, si tratta solo di elezioni amministrative. Ma Milano, si sa, è regno indiscusso di Silvio Berlusconi e nessuno vuole concedere alla favorita Letizia Moratti anche il vantaggio di scontrarsi con un candidato «estremista» come Fo. A questo punto resta solo una domanda. Riuscirà Ferrante a ricevere da queste primarie un'investitura autorevole o dovrà fare i conti con la mina vagante Fo? I Ds hanno dalla loro precedenti favorevoli (nessun candidato sostenuto dalla Quercia, ad eccezione di Boccia in Puglia, ha mai perso le primarie) e non sembrano intenzionati ad interrompere la striscia positiva.

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