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Bertinotti non ci sta «Tace sulla crisi»

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Solo Rifondazione comunista e la Lega Nord rivolgono qualche critica: il partito di Bertinotti sulla guerra in Iraq e sugli scandali bancari, quello di Umberto Bossi sull'insistenza di Ciampi su tricolore e inno di Mameli. Nella maggioranza si mette l'accento sul ruolo avuto dal capo dello Stato nel preservare e valorizzare l'identità nazionale. Dice il leader di An Gianfranco Fini a proposito del messaggio di fine anno: «È stato un discorso di alto profilo che suggella un settennato in cui Carlo Azeglio Ciampi si è speso senza sosta per ravvivare l'amor di Patria nel cuore degli italiani. E noi siamo sinceramente grati a questo presidente». Più freddi i commenti dei leghisti. Per Umberto Bossi «è stato il solito Ciampi, coerente con le cose che ha sempre detto nel suo settennato, europeista». Ancora più critico il ministro delle Riforme Roberto Calderoli, secondo il quale «per tutelare l'unità d'Italia non bastano i simboli come l'inno e la bandiera ma servono i fatti, cioè il federalismo». Nel centrosinistra prevale un sentimento di riconoscenza per l'operato di Ciampi al Quirinale. I Ds provano a tirarlo per la giacchetta: «Gli siamo grati per il suo equilibrio con il quale ha frenato gli eccessi di una destra arrogante e talora avventurista», dice Vannino Chiti. Una critica ai contenuti del discorso di Ciampi arriva da Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione Comunista: Bertinotti rimprovera al capo dello Stato «il silenzio sulla crisi della classe dirigente e sulla distanza crescente tra Paese reale e Paese ufficiale»; ma anche «la mancata individuazione e denuncia delle ferite inferte al paese dal mantenimento dell'Italia in guerra contro il dettato costituzionale». Anche il radicale Daniele Capezzone critica Ciampi per l'assenza, nel discorso di fine anno, di riferimenti all'«emergenza-legalità», in particolare all'amnistia.

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