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Fiorani, nuovo interrogatorio di otto ore

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Quello di ieri di Gianpiero Fiorani, nel carcere milanese di san Vittore, è durato circa otto ore e ha fatto slittare a oggi quello, previsto in giornata, dell'ex direttore generale di Bpi, Gianfranco Boni. All'esame degli inquirenti milanesi, gli intrecci tra le varie vicende di cui è ormai composta un'inchiesta aperta su più fronti e continuamente alimentata dalle dichiarazioni dei protagonisti delle varie operazioni al centro delle indagini. Fiorani, davanti al procuratore aggiunto Francesco Greco e al pm Eugenio Fusco, avrebbe approfondito le risposte precedenti e fornito altri dettagli. Anche sulle operazioni giudicate «anomale» in cui la banca aveva operato in proprio distribuendo i guadagni su conti di alcuni clienti privilegiati attraverso il sistema delle "partite viaggianti", ovvero facendo figurare che la direzione finanza della Lodi doveva trasferire delle somme ad altri conti. In questo filone sarebbero coinvolti anche i dimissionari presidente e vicepresidente di Unipol, Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti che, nella ricostruzione dell'accusa, risultavano aver ricevuto quattro milioni di euro a testa «senza alcuna garanzia», utilizzati per operare su titoli Stm, Alleanza Assicurazioni, Generali, Enel, Autostrade che avevano consentito loro di guadagnare solo nel 2005, 1,7 milioni di euro. Sullo sfondo altre operazioni che avrebbero portato a plusvalenze ritenute sospette emerse nel corso delle indagini che hanno portato la Procura milanese a quantificare in una cifra che va dai 40 ai 50 milioni di euro i guadagni realizzati complessivamente dai due manager Unipol. Cifre da ridimensionare per Consorte, indagato a Milano per aggiotaggio, che, per dirla con uno dei suoi legali, Filippo Sgubbi sono legate «solo alle consulenze effettuate dall'ingegnere nella vicenda Telecom nel corso di tre anni».

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