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Rutelli, giustiziere anti-Quercia

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E i Ds lo trovano «irritante». Insomma, rischia di bruciarsi prima di nascere il nuovo Ulivo prodiano con Fassino e Rutelli co-protagonisti. Il presidente dei Dl prima dice che su Finanziopoli non farà «sconti nessuno», usando parole che rischiano di incrinare i rapporti con i Ds proprio alla vigilia della campagna elettorale. E poi rincara la dose, critica le alleanze «pericolose» e parla di collateralismo. A questo punto Violante insorge e lo giudica il «guastatore» del centrosinistra. Ieri, nel corso della riunione di segreteria Ds in molti commentano negativamente l'ennesima uscita rutelliana. «Ormai dobbiamo essere unitari per due», sottolinea Vincenzo Visco, mentre Livia Turco è più colorita: «C'è un tic anticomunista degno del lettino dello psicanalista». Alla fine Vannino Chiti lancia una stilettata: «Non ci sono polemiche da fare, perché chi fa polemiche viene punti dagli elettori». Stretto fra i due litiganti, Romano Prodi che per ora non prende posizione ma sta a guardare. Deve ancora scontare la sua gaffe su Roma e preferisce il low profile. A Porta a Porta, il Terminator anti-Ds, però riprende la polemica con la Quercia e il caso Unipol. Inizialmente Rutelli getta acqua sul fuoco ammettendo che «non bisogna trascurare la grande importanza del movimento cooperativo: parliamo bene della cooperazione», sottolineando poi che quando solleva «un dubbio su un stratagemma industriale, bisogna sapere che non lo faccio contro una forza politica e sarebbe bene che anche tutte le altre forze politiche si sentissero libere di dare dei giudizi su queste operazioni». Alla fine del discorso però torna all'attacco. Secondo lui questo «è un tema serio comunque ed un centrosinistra che si candida per governare deve aver chiaro la distinzione tra interessi economici e agire pubblico». Insomma, la bacchettata sulle alleanze tra politica e affari arriva lo stesso e pure pesante: «Abbiamo l'interesse di scongiurare che politica e assetti industriali pensino di saldarsi e che in qualunque maniera la politica pensi di avere un proprio salotto di riferimento. Questo deve valere per tutti, per il mio partito, per i partiti della maggioranza e per i partiti dell'opposizione». Alla fine anche Caldarola lo trova «irritante», anche se molti nei Ds pensano che «non è più come questa estate, quando lui e Parisi ci hanno attaccato frontalmente». E la spiegazione, condivisa da altri dirigenti della Quercia, è molto semplice: a luglio valeva la logica della competition. Oggi, dopo la decisione di presentare la lista unitaria dell'Ulivo alla Camera, questo meccanismo non funziona più e dunque, insiste lo stesso esponente della segreteria, «nelle parole e nei toni di Francesco avvertiamo molto meno astio e molta meno voglia di fare male». In ogni caso, secondo l'istituto desmoscopico Swg, la serie interminabile di punzecchiature tra Ds e Margherita su «questione morale» e «collateralismi», potrebbe pregiudicare - a lungo andare - la prospettiva del Partito democratico. Giu.Cer.

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