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Gentiloni vuole un sorvegliante per la Rai

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Il presidente della Vigilanza propone l'istituzione di un garante interno sulla tutela della persona

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Tutto quel materiale scottante che mette in imbarazzo un direttore, combattuto tra il diritto di cronaca e la tutela della privacy, si potrà sottoporre preventivamente al giudizio di una sorta di garante interno alla Rai per avere o no il via libera, senza rischiare poi di venir sospesi o radiati dall'albo dopo aver scatenato lo scandalo. L'idea di questa autorità di riferimento interna a viale Mazzini vine lanciata dal presidente della Vigilanza targato Margherita Paolo Gentiloni. «Non sarebbe sbagliato creare all'interno della Rai un soggetto che si occupi di rafforzare la tutela della dignità della persona, aiuti a risolvere i casi più controversi e sanzioni le violazioni più evidenti, naturalmente dall'interno dell'azienda»: è il senso di un atto di indirizzo in materia di privacy che Paolo Gentiloni, presidente della commissione di Vigilanza, proporrà alla stessa commissione. «Ne discuteremo con i commissari della Vigilanza e con il Garante per la protezione dei dati personali», ha sottolineato Gentiloni. Alla fine del convegno su «Servizio pubblico e dignità della persona» svoltosi nella sala della Lupa alla Camera dei Deputati, Gentiloni ha fatto riferimento ad alcune proposte emerse nel corso della discussione, anticipando che questo «garante» interno alla Rai protrebbe essere «un ex presidente della Corte Costituzionale, o un personaggio di uguale statura. Intanto, per il servizio pubblico è urgente «chiedere una distinzione più rigida tra giornalisti e uomini di spettacolo», ha concluso Gentiloni facendo anche riferimento al famoso Qualitel. Il presidente della Rai, dal canto suo, ha provocatoriamente chiesto le dimissioni di tutti i direttori di rete o di testata che si trovino a violare la privacy o la dignità umana: «Tutti dovrebbero fare come Gad Lerner che si dimise dal Tg1 a causa di un servizio sulla pedofilia», ha sottolineato Petruccioli. L'informazione per lui deve essere fondata «sulla responsabilità individuale: è questo il principale dovere che va chiesto a chi la fa. Quando è falsa o sbagliata, l'informazione può fare male a chi ne è oggetto ma può, anzi deve, fare male anche a quelli che la fanno». Ma il «fronte più sensibile» dal punto di vista della privacy è «quello che intreccia la tutela dei dati personali con la sicurezza», ha sottolineato Petruccioli. Il presidente ha citato il caso dell'«esibizione dei sentimenti in tv, delle relazioni interpersonali trattate a volte in maniera indecente o solo caricaturale nei reality show: ma perfino questi aspetti possono essere gestiti in televisione in modo da avere effetti positivi nella trasmissione di elementi di valutazione al pubblico». Ed è proprio sull'intrattenimento e sui reality che si convogliano le accuse dei protagonisti, dai direttori dei Tg Rai ai divi Floris e Vespa, fino ai componenti della Vigilanza e all'Osservatorio di Pavia. I tg della Rai sono infatti sostanzialmente in linea con la normativa che tutela la privacy secondo il risultato dell'indagine presentata da Giacomo Sani dell'Osservatorio. Se però Tg e giornalisti ormai sono sensibilizzati sulla tutela dei dati e il rispetto della persona, ecco che tutti gli altri operatori della Tv, invece, trasgrediscono le regole in continuazione. A dirlo è anche il presidente del Garante Fracesco Pizzetti, il quale è convinto che in Rai «non possono esserci zone franche rispetto alla tutela della dignità della persona». Il fucile è puntato su tutti i reality e le trasmissioni di gossip che popolano la Tv. E alla fine anche lui chiede «una vigilanza interna all'azienda su questi temi».

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