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La cura Prodi Lacrime e sangue

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Romano Prodi chiude il «Big Talk» della Margherita, assicura un programma coraggioso, ma avverte: per poterlo realizzare serve l'unità della coalizione e dei riformisti. Forte anche la riaffermazione dell'orizzonte del Partito Democratico con la rinnovata richiesta di gruppi parlamentari comuni per la lista unitaria. Il Professore è accolto da leader dalla platea dei Dl e Francesco Rutelli, alla fine della due giorni milanese, non nasconde la sua soddisfazione: «Ha indicato le stesse nostre priorità. Che vogliamo di più?». Non c'è spazio per le polemiche che hanno attraversato la prima giornata, con gli ulivisti di Arturo Parisi all'attacco della maggioranza del partito per essere stati esclusi dalla convention programmatica. Si capisce subito che il clima è buono e Prodi ringrazia «Francesco» per averlo chiamato e Piero Fassino per essere stato qui. Il primo appello del Professore è un appello al coraggio. Quello che dovrà avere il centrosinistra al governo per cambiare il paese, in declino, ribadisce Prodi, dopo cinque anni di «cura Berlusconi». Solo con «riforme forti e profonde», avverte, il Paese potrà riprendere a crescere ma per farle davvero, queste riforme, c'è bisogno di una coalizione coesa. E il secondo appello di Prodi riguarda appunto l'unità: «stiamo uniti, stiamo uniti, stiamo uniti», scandisce tra gli applausi alla fine dell'intervento. Insiste il leader dell'Unione sulla necessità di avere un'alleanza riformista che sia il punto di riferimento forte e la guida della coalizione. L'Ulivo, dunque, «che darà il senso di marcia all'azione di governo». Solo con l'Ulivo il prossimo esecutivo potrà fare le scelte difficili che lo attendono, potrà realizzare «il programma radicale di riforme forti e profonde». Un Ulivo solido, secondo Prodi, significa investire sui marchi, la Quercia «e la nostra Margherita», ma significa anche atti concreti e cioè la creazione nella prossima legislatura di gruppi parlamentari comuni, con la consapevolezza che senza fughe in avanti, ma «con il passo del montanaro», il Partito Democratico sarà punto d'arrivo. Un processo che non è contro i partiti attuali, tanto che il Professore assicura di non essere mai stato anti-partiti, anche se avverte: «la vita dei partiti è nella fiducia che la gente ha in loro». Ma i partiti, sembra dire, non devono dominare la scena incontrastati. Per fare quello che va fatto, avverte, il nuovo governo non potrà essere la composizione di equilibri esistenti, «ma dovrà essere una squadra, fatta cioè da persone che si integrano con unità di intenti e con il senso della sfida che tutti dobbiamo avere». Un intervento lungo, quello di Prodi, apprezzato e scandito dagli applausi della platea della Margherita. Alla fine Rutelli non nasconde la sua soddisfazione e si dice «assolutamente» sicuro che il centrosinistra e l'Ulivo non deluderanno l'appello del leader della coalizione all'unità. «Conforta - osserva il presidente della Margherita - che Prodi sia venuto qui, che abbia parlato con gli stessi accenti, che abbia indicato le stesse priorità, a partire dalla crescita». Si tratta, aggiunge, di «un messaggio rassicurante per tutti dal punto di vista strettamente politico».

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