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«Sciopero del tutto inutile»

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Ma la linea dura scelta da Berlusconi e Gianfranco Fini non piace al presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, che lancia appelli al dialogo e cerca di correggere la rotta del centrodestra. Berlusconi ieri era a Messina per sostenere il candidato sindaco della Casa delle libertà. Appena conosciute le prime notizie sulle manifestazioni, è partito lancia in resta contro la mobilitazione sindacale. Lo sciopero generale contro la legge finanziaria, dice, «è completamente inutile», anzi «è un rito trito che non ha nessun effetto». Il presidente del Consiglio non si ferma lì ed estende la polemica alla trasmissione di Raitre «Primo Piano», colpevole, a suo giudizio, di aver consentito al segretario della Cgil Guglielmo Epifani (con un lapsus dice Cofferati, ma intendeva l'altro) di parlare per dieci minuti di fila in favore dello sciopero. Ovvio che l'attacco a Raitre scateni la controreazione del centrosinistra, che difende «Primo piano» («Un buon modo di concepire il servizio pubblico», dice Fassino) e grida alla «ossessione censoria del premier» (Pecoraro Scanio). Il vicepremier Fini, anche lui a Messina per la campagna elettorale, rincara la dose: «Non è possibile che il sindacato intervenga su questioni che non sono collegate alle sue funzioni». Lo dice in modo ancora più esplicito il ministro leghista Roberto Calderoli: «Cercano di mettere in ginocchio il paese per scopi elettorali». Ma questa linea non convince il presidente della Camera, che la pensa in tutt'altro modo e tiene a farlo sapere. A Casini arrivano a Barcellona (dove si trova per la riunione dell'Euromed) i flash di agenzia con le dichiarazioni del Cavaliere. Li legge. Poi, quando i giornalisti gli chiedono un giudizio sulle manifestazioni non esita a rispondere: «Al di là del fatto se sia sacrosanta o inutile, la manifestazione esprime il disagio di una parte del movimento dei lavoratori che va sempre rispettato». E poi aggiunge: «Credo che una classe dirigente seria, come noi siamo, dovrà farsi carico delle ragioni di chi protesta. Questa è la democrazia, che è fatta di chi va in piazza e di chi governa. Chi governa deve assumere le proprie decisioni, chi va in piazza è bene che sia ascoltato». Un modo abbastanza trasparente di prendere le distanze dal presidente del Consiglio. L'Udc, inutile dirlo, è sulla linea della terza carica dello Stato: «Le ragioni dello sciopero non le condividiamo, ma non abbandoneremo la strada del dialogo con le parti sociali», avverte il neosegretario Lorenzo Cesa. Mentre il responsabile economico Ivo Tarolli conferma il rispetto, ma invita i sindacati a non «travisare la realtà» e a tener conto delle «tante cose» fatte dal governo di centrodestra.

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