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Tremonti salva L'Unità dall'Irap di Visco

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La società editrice del quotidiano Ds ringrazia per i benefici fiscali ricevuti dal governo Berlusconi

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Signori, questo slogan da piazza non viene da una convention di Forza Italia, o dai più irriducibili tifosi di Silvio Berlusconi. Viene da un'austera stanza in via Francesco Benaglia 25, dove si riunisce il consiglio di amministrazione della Nuova Iniziativa Editoriale spa, la società editrice de L'Unità, il quotidiano dei Ds. Han voglia il povero direttore Antonio Padellaro e il suo predecessore Furio Colombo di gridare dalle colonne del loro quotidiano tutto lo sdegno per le politiche fiscali del governo di centro destra, proponendo (più raro) le alternative studiate dall'Unione. I loro azionisti non la pensano così. Leggere per credere la relazione di accompagnamento al bilancio 2004 del principale quotidiano d'opposizione. Un lungo piagnisteo sulle vessazioni dell'Irap «in questo momento sotto esame da parte della Commissione europea. L'incidenza di questa imposta, che grava soprattutto sul costo del personale, è stato di ben 547.557 euro». Proprio la cifra che ha portato una volta in più in rosso il quotidiano rosso, che senza Irap avrebbe invece registrato un pallido attivo. Dannato balzello, che sarà mai passato nella mente dell'allora ministro delle Finanze dell'Ulivo, Vincenzo Visco, quando l'ha imposto a tutti gli italiani? Per colpa sua L'Unità ha visto volatilizzarsi quel miraggio di margine operativo positivo per 456.866 euro che sarebbe stato un bel successo da sventolare. Se poi le cose non sono andate in maniera drammatica, è perché qualche buona legge a cui appigliarsi ancora c'è. «A proposito delle imposte» segnala il presidente della società editrice del quotidiano Ds, Marialina Marcucci, «mettiamo in evidenza il fatto che la Vostra società ha adottato i principi enunciati dalla circolare 20/E del 2005 in materia di detraibilità fiscale delle spese di ricerca e sviluppo per 121.671 euro attribuibili ai corsi di addestramento dei giornalisti». Almeno il 24%di quel che ha portato via Visco con l'Irap l'ha restituito Tremonti con quel collegato alla finanziaria 2004 contro cui la stessa Unità aveva usato parole di fuoco. Appena più fredde di quelle circolate nelle aule parlamentari da parte di Ds e Margherita. Attaccata quella norma che ora viene generosamente applicata. Nicola Rossi, in un editoriale su quello stesso quotidiano dal titolo «Meno scienza per tutti», se la prese proprio con quella detassazione della ricerca e dello sviluppo definita con spregio «uno dei simboli della destra». Ma non è l'unico provvedimento della Cdl che riscuote la simpatia della società editrice. «Signori azionisti», spiega la Marcucci, «nel 2004 è stato varato un intervento legislativo a favore degli editori: si tratta di un credito di imposta pari al 10 per cento dell'ammontare complessivo degli acquisti di carta. L'importo riconosciuto alla vostra società è stato di 383.017 euro. Il provvedimento è esteso anche al 2005». Le ancora lanciate dal governo di centro-destra non cambiano naturalmente l'analisi politico-economica della relazione al bilancio, che sottolinea: «Il 2004 è stato caratterizzato dal perdurare di un profondo stato di stagnazione economica per i paesi dell'Europa occidentale, di cui l'Italia ha sofferto, e continua a soffrire in modo particolare, per alcune debolezze strutturali che la crisi generale ha esasperato». Ed è qui che arriva una vera e propria scivolata, di quelle che fanno sorridere a 32 denti Berlusconi: «L'adozione dell'Euro ha reso impossibile il recupero della competitività attraverso una strisciante inflazione, modalità questa ampiamente adottata nel passato». Sarà lo slogan della prossima campagna elettorale della Cdl. Fa effetto vederlo scolpito nella carta de L'Unità. E se ne rende conto chi l'ha pronunciato, che subito precisa: «questa dichiarazione non va intesa come condivisione delle tesi dei detrattori dell'euro. Senza l'euro oggi la bolletta energetica dell'Italia e l'entità del debito pubblico, con i tassi crescenti, avrebbe reso impossibile il raggiungimento di un equilibrio economico». Berlusconiani sì, ma

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