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Celentano immobiliarista con i soldi Rai

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Lui il ragazzo della via Gluck, che grazie alla Rai ha fatto lievitare non poco le sue fortune finanziarie in questi anni, sia con i contratti da milioni di euro per lo show di RaiUno, sia per la produzione di fortunate fiction televisive con la società guidata dalla moglie. Bilancio in diretta con annesso testamento spirituale e politico quello che lascia ai posteri Adriano Celentano, che alterna ancora una volta rock e lento e sermoni contro la guerra. Ma il momento clou è proprio quel sermone autoreferenziale in cui difende sé steso e il programma e in cui torna sul suo «messaggio» di libertà, che non dovrà «morire» con la fine della trasmissione. È quindi l'ora della mega predica moralista per Celentano, che parla della sua Tv salvatrice. «Una cara e dolce bufera che per quattro settimane ha spazzato via il sonno profondo della tv dei Grandi Fratelli, delle Talpe e delle Isole dei Famosi per lasciar posto a una tv che non c'è», così Celentano definisce Rockpolitik, che chiude, citando le polemiche sul programma e non risparmiando bordate ai detrattori, a Bruno Vespa, Vittorio Feltri e al direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce. E ringrazia chi a destra e sinistra lo ha apprezzato e difeso, nonostante tutto. «Questa cara e dolce bufera -continua il Molleggiato - porta con sè il vento caldo del deserto mescolato alla forza della grandine, questa cara e dolce bufera dai riverberi nostalgici... come direbbero Angius e Bertinotti. Grazie per avermi difeso. So che non sarà sempre così, se sarete voi alle prossime elezioni a vincere. Grazie anche a La Russa e Buttiglione che a denti stretti hanno dovuto tener fede al loro ruolo di oppositori». E rigrazia Vespa assestandogli una bordata: «Grazie a Vespa che con aria malinconica faceva vedere alcuni passaggi in virtù dei quali per la prima volta ha raggiunto il 48% di share. Porta a Porta è una trasmissione che non rientra nella lista di quelle narcotiche: fra i tanti che la guardano ci sono anch'io. E non credo, se la sinistra dovesse vincere che possa fare a meno di te, della tua trasmissione: la tua - rivolto a Vespa - è diversa da quella che farà Santoro, ma proprio per questo sarebbe un errore della sinistra se mancasse...». Poi prende di mira Feltri: «Ho avuto la sensazione che mentre mi attaccava dentro di sè piangeva...Peccato che fra un pò tutto sarà finito...». Secondo Celentano, «per la prima volta la gente ha respirato un'aria diversa, che la faceva riflettere anche quando volutamente ho scelto di esser meno esplicito». Insomma, per Celentano predicatore anti-guerra, ambientalista, rivoluzionario nostalgico e gran furbone, Rockpolitik è una pietra miliare, «una ventata di libertà, che «ha dato la scossa a un'incrostazione che teneva ferme le cose, ha messo in moto un movimento di pensiero paralizzato da una tv infarcita di consumismo e di bugie, che nascondeva la via per imboccare il sentiero con la S maiuscola». No, non dimentica il suo nemico numero uno Fabrizio Del Noce direttore di RaiUno: «...RaiUno di fronte al pericolo di uno spazio libero si dissocia dal suo maggiore successo: "Siamo già forti, non abbiamo bisogno di questo successo". Poi Celentano ne ha «per la destra e per la sinistra», perché «la scalata alle banche in cui era coinvolta anche la sinistra, la cosiddetta finanza rossa, con il caso Unipol». Ma il grande moralista se la prende soprattutto con gli immobiliaristi. E pensare che con la società che produce fiction («Ciao Ragazzi») guidata dalla moglie, Claudia Mori (la più celebre l'Alcide De Gasperi di Liliana Cavani), ha in realtà investito proprio sul mattone gran parte dei suoi dividendi. Fra le società di famiglia figurano a patrimonio immobiliare la Locus Amoenus (un immobile da 1,5 milioni di euro nel centralissimo corso Garibaldi 36 a Milano), la Generale Holding (appartamenti per 5,1 milioni di euro), la Neve immobiliare (altro appartamento da oltre un milion

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