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Il Csm ordina: non approvate quella legge

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Polemiche sull'ex Cirielli. Fini: «Pene più severe e tempi certi, è un testo». L'Udc sempre più isolata

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È questa l'opinione del vice presidente del Csm Virginio Rognoni. Interpellato dall'Ansa sulla modifica alla riforma annunciata dell'Udc, Rognoni non si è pronunciato sul merito, limitandosi a osservare che l'emendamento in questione è «contrastato» dalla stessa maggioranza. Quindi, riferendosi alla riforma nel suo complesso, ha aggiunto: «Farebbero meglio a lasciar perdere questa iniziativa legislativa, che è contestata da tutti». Protesta Forza Italia: «La dichiarazione di Rognoni rappresenta un indebito intervento sull'attività politica e parlamentare. Purtroppo da tempo in Italia viviamo una situazione di confusione istituzionale che punta a una continua pressione sul Parlamento nel tentativo di mettere in questione il ruolo di una maggioranza che ha avuto il voto degli italiani». Insomma, il vicepresidente dell'organo di autogoverno dei magistrati, interviene proprio su una legge ancora in discussione. Non è un caso. Dalla sede politica lo scontro in atto sulla ex Cirielli si sposterà mercoledì prossimo proprio al Csm. All'ordine del giorno dell'assemblea di Palazzo dei marescialli c'è la discussione sul nuovo parere della Commissione Riforma che torna a bocciare senza appello il ddl ribattezzato dall'opposizione parlamentare «salva Previti». Un documento passato in Commissione con i soli voti dei consiglieri togati e sul quale i laici della Cdl annunciano da tempo battaglia. Il parere è stato approvato dalla Commissione il 25 ottobre scorso e, secondo le previsioni, sarebbe dovuto approdare nell'aula Bachelet il giorno dopo; ma a sorpresa non venne inserito dal capo dello Stato nell'ordine del giorno di quella seduta, l'ultima utile prima della sospensione dei lavori del Consiglio per la cosiddetta «settimana bianca»; con il risultato di rinviare lo scontro annunciato. Il Csm già nove mesi fa aveva lanciato l'allarme sugli effetti «devastanti» della ex Cirielli. Una convinzione confermata dal nuovo parere che fa riferimento ai dati sull'impatto della riforma sui processi forniti dal primo presidente della Cassazione Nicola Marvulli (con la prescrizione che per la sola corruzione schizzerebbe tra l'81 e l'89 per cento). A dividere stavolta i togati e i laici di centro-sinistra da quelli della Cdl non è però solo e tanto il contenuto del parere, quanto piuttosto il fatto stesso che il Consiglio torni a esprimersi su un provvedimento di cui sta discutendo il Parlamento, comportandosi -secondo i consiglieri del Polo- come una «terza Camera». Frattanto ci sono ancora polemiche sul fronte politico dopo che l'Udc ha deciso di presentare un emendamento alla legge. Per Giuseppe Gargani (Fi): «Il ddl ex-Cirielli, così come approvato alla Camera, ha il merito di fissare un periodo certo, ed anche del tutto congruo, per la prescrizione dei reati, mentre l'emendamento dell'Udc fisserebbe condizioni discriminatorie e certamente incostituzionali, che non soddisferebbero tali esigenze». Gianfranco Fini (An) approva il testo: «La legge che prevede misure più gravi per i recidivi e stabilisce tempi certi per la prescrizione credo sia una buona legge. Se vi sono degli aspetti che generano dei dubbi discutiamone». Lorenzo Cesa (Udc) replica a tutti: «L'Udc ha dato un contributo costruttivo facendosi carico di molte obiezioni che vi sono state e vi sono sulla ex Cirielli. Capisco che la nostra proposta possa non essere condivisa dagli alleati. Ma ricordo a tutti, con molto rispetto, che non c'è alcun obbligo di votare questa legge».

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