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Caro professor Prodi I rappresentanti dell'opinione pubblica e delle forze politiche irachene e le personalità ...

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Questo problema merita certo la Sua attenzione nel quadro delle Sue attività di candidato. Le vittime della criminale invasione dell'Iraq, che continuano a moltiplicarsi ogni giorno a causa dell'occupazione e della perdurante anarchia, si rendono perfettamente conto che chi collabora con l'occupazione porta le stesse responsabilità di chi l'occupazione ha progettato ed eseguito. L'Italia perciò, finché le truppe italiane continueranno nella loro attuale missione di sostegno dell'occupazione americana, non potrà sottrarsi alla responsabilità storica per quanto è accaduto e sta accadendo in Iraq. Le tragiche conseguenze sono gravissime per milioni di oppressi in Iraq, ma ci sono anche gravi implicazioni morali, non solo per l'Italia ma per tutta l'Europa, finché durerà una partecipazione europea all'occupazione. Il Suo paese ha legami storici antichi e profondi col popolo iracheno e arabo. Noi speravamo che questi legami avrebbero costituito un solido fondamento per rapporti basati sul rispetto delle sovranità nazionali e del diritto dei popoli all'autodeterminazione. Ma questi rapporti sono ora in pericolo finché le truppe del Suo paese continueranno a partecipare all'azione di pirateria internazionale di cui oggi l'Iraq è vittima. Difendere l'immagine dell'Italia come nazione amica degli Arabi è diventato purtroppo oggi un compito arduo. La guerra in Iraq ha dimostrato che non ci sono limiti all'intervento americano negli affari di altri paesi e alle offese che gli Stati Uniti possono portare a qualsiasi paese, per grande e importante che sia. Il rozzo intervento di parlamentari americani nel tentativo di far pressione sul governo italiano per proibire la prevista conferenza di solidarietà internazionale con la resistenza irachena (con il motto «lasciamo in pace l'Iraq — sosteniamo la resistenza irachena») è una conferma ulteriore del fatto che gli Usa non rispettano nemmeno i loro complici. Ci auguriamo che le Sue parole del luglio scorso, quando ha definito le truppe italiane in Iraq come truppe occupanti e manifestato il proposito di ritirarle se eletto alla carica di primo ministro siano un impegno morale di fronte al Suo popolo e al mondo e non solo promesse elettorali. Con profondo rispetto

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