Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il bluff di Cofferati: un solo abusivo espulso

default_image

A Bologna tutto è come prima: i rom sgomberati sono tornati al loro posto. I lavavetri pure

  • a
  • a
  • a

Questo è quello che gli italiani vanno leggendo in questi giorni sui giornali. Questa è l'immagine che Cofferati e i suoi vogliono accreditare. Girando per Bologna però l'impressione è un po' diversa. L'idea che se ne ricava è quella di una città piuttosto «disordinata». Anche il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, tra i figli più noti della città, l'aveva notato qualche giorno fa. Passeggiando in piazza Verdi, vicino all'Università, proprio in fondo alla mitica via Zamboni (il centro della vita universitaria, ora piena di manifesti con la faccia di Cofferati e la scritta «cinese» barrata e corretta con «cileno»), aveva esclamato «Caspita quanto è sporca questa città». Insomma tutto questo ordine e questa sicurezza qui a Bologna non si vedono. I barboni ci sono ancora e anche i lavavetri. Perfino i rom cacciati dalle loro baracche sul Lungoreno, se ci passi li trovi di nuovo lì. Del resto non si capisce dove avrebbero dovuto andare. «Sgomberare le persone senza avere un progetto di ricollocazione non ha senso» fa notare il parroco del quartiere Dozza ai margini del Lungoreno, don Giuseppe Nicolini. «È ovvio che poi le persone tornano là da dove sono state cacciate» si lamenta don Giuseppe, che non solo è l'ex capo della Caritas di Bologna, ma è anche amico personale e compagno di studi di Romano Prodi. Chissà se il Professore, che a fatica nasconde una certa insofferenza per le sparate di Coffererati, è d'accordo con don Giuseppe quando spiega che «è troppo facile imporre burocraticamente delle soluzioni brutali ma così facendo i problemi che volevi risolvere rimangono tutti lì». Certo è che la storia di Bologna e del suo sindaco hanno scatenato un putiferio che sembra tutto virtuale. Mentre i problemi di sicurezza e ordine nella città rimangono molto reali. E infatti dalle parti dell'opposizione qualcuno tira fuori dei dati per dimostrare come anzi da quando l'ex leader della Cgil è diventato sindaco ci sia stato un certo lassismo proprio nel controllo dell'ordine pubblico. Dal 2003 — quando ancora governava Guazzaloca — ad oggi ci sarebbe stata una diminuzione dell'84% degli arresti, dell'88% delle merci sequestrate, e ancora un meno 14% delle persone denunciate a piede libero, meno 37% dei senzatetto identificati e meno 26% di sequestri di droga. In effetti anche ad andare a vedere come sono finite le vicende che hanno causato i maggiori scontri in città tra il sindaco sceriffo e la sua opposizione interna si capisce che era molto rumore per nulla, o quasi. La vicenda dei lavavetri si è risolta in 13 multe recapitate ad altrettanti extracomunitari che non dovranno che pagare per tornare ad esercitare il loro «lavoro». Anche la crociata antirom e lo sgombero delle baracche del Lungoreno si è conclusa in nulla di fatto: c'è stato il fermo di 18 rumeni, che poi sono potuti rapidamente tornare dalle loro famiglie e alle loro occupazioni. Perfino il primo episodio che divise la giunta di centrosinistra, ovvero lo sgombero di alcune case occupate a via Roveredolo, si è poi risolta con una sola famiglia di extracomunitari mandata via. È questa la via emiliana alla tollenza zero?

Dai blog