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di GIULIA CERASOLI IL TELETRIBUNO sta per tornare.

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E per far questo Santoro ha visto bene di dimettersi dal Parlamento Europeo per iscriversi subito al partito di Celentano (quello cui già appartengono Freccero, Curzi, Landolfi, Rizzo Nervo, Anna la Rosa e pure Meocci). Ha abbandonato Strasburgo per giocarsi tutto nella sua serata di Brugherio. Santoro, che lei non fosse entusiasta del suo lavoro di europarlamentare è noto, ma dimettersi da un simile ruolo, perdere anche tutti i privilegi che ne conseguono, per una sola ospitata da Celentano, pur con tutto il rispetto per il Molleggiato, sembra un po' esagerato. Parteciperà anche alle altre puntate? «No, sono stato invitato per stasera. E andrò da Celentano per parlare di informazione. Ci sarei potuto andare anche da europarlamentare, perché al centro di questo ci sono io come cittadino. Si tratta di fatti precedenti all'impegno politico. Sono un ospite come gli altri. Anzi, so esattamente che cosa rispondere, ma è Celentano che decide tutto». Allora, perché si è dimesso? «Perché la Rai mi continuava a dire che essendo europarlamentare non potevo partecipare a questo genere di programmi, che essendo parlamentare potevo pure restare al mio posto... Diciamo che ho voluto togliere anche questo appiglio». Scusi, ma andare a Rockpolitick non vuol dire tornare alla Rai. Nel senso a «lavorare» alla Rai, con un programma e il resto... «Infatti. È un rischio. Mi sono dimesso al buio. ma l'ho sempre detto che l'impegno al Parlamento Europeo era qualcosa di transitorio. Mi sono candidato in attesa della sentenza. E ho subito confermato che sarei subito rientrato alla Rai subito se mi avessero reintegrato». Insomma, la politica non le interessa più? «Mi sono impegnato molto sul fronte della libertà dell'informazione e della censura. Ma ripeto, è stato un intermezzo. Sono rimasto sempre un giornalista anche per i miei stessi elettori che mi hanno sempre considerato una persona che sarebbe tornata in video». La Tv in questi anni è cambiata: che cosa vorrebbe fare una volta tornato a viale Mazzini a tutti gli effetti? «Quello che prevede la sentenza che mi riguarda. Programmi di informazione di prima e seconda serata e reportages. Ma aspetto anche altre proposte dai vertici Rai, verso i quali ho completa fiducia». Da chi si aspetta una proposta? «Dal direttore generale. Ma tutte le mie lettere non hanno avuto risposta. In compenso ho incontrato il presidente Petruccioli circa un mese fa e avevamo concordato di attendere una soluzione morbida. Però da allora non ho saputo nulla. Così ho deciso di dimettermi». È d'accordo con l'autonomia editoriale di Celentano? «Se accettiamo che sull'Isola dei famosi si possa far sapere in diretta a un uomo che la moglie lo ha lasciato, allora anche la politica va senza filtro». Se tornerà in onda prenderà il posto di Anna la Rosa? «Non è questo il punto. La Rosa è stata chiamata in corsa a fare un programma di prima serata e ha fatto il programma che sapeva fare. Un tempo andavano in onda i Minoli, i Frajese, i Ferrara, le Annunziata tutti insieme: oggi l'approfondimento non esiste». Lei è stato mai controllato? «Quando passai a Mediaset, pretesi che la rete rinunciasse al controllo, eppure al vertice c'era Fedele Confalonieri, fratello di sangue di Berlusconi. La mia battaglia non è di parte: la satira in Rai è scomparsa proprio negli anni del governo dell'Ulivo».

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