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Fini: «C'è stata meno destra del dovuto»

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Il vicepremier contro le preferenze nella nuova legge elettorale: «Così tornano le clientele»

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Gianfranco Fini ne è convinto e per questo si prepare a lanciare il rush finale nell'azione di governo. Il leader di Alleanza nazionale ritiene che tra le priorità ci sia la legge sulla droga, che ancora di essere varata dal Parlamento. Ma il Fini che interviene a Firenze, a conclusione della festa tricolore, è anche un Fini new version, più elettorale e meno istituzionale. Non è un caso che anche al ministero degli Esteri sono in tanti ad essersi rassegnati: lo vedranno di meno. Il vicepremier terrà una manifestazione in ogni week end. Il capo della destra affronta così principali temi dell'attualità politica. Si comincia con la legge elettorale, per al quale Fini si esprime contro la modifica richiesta dall'Udc: «Si discute tanto sulle preferenze, ma noi abbiamo scelto di non votare con le preferenze, perché soprattutto in certe regioni la preferenza equivale alla clientela. Per cui se tu mi dai il voto, io poi vedo quello che posso fare...». Ma subito dopo ha difeso Pier Ferdinando Casini: «Ci saranno alcuni articoli e alcuni emendamenti votati a scrutinio segreto e altri a scrutinio palese. Queste sono decisioni che prende l'ufficio di presidenza. Il regolamento della Camera - precisa Fini - prevede alcune ipotesi di voto segreto. Sarà il presidente Casini a regolarsi in base ai regolamenti. Spero che almeno su questo, da parte dell'opposizione non ci siano polemiche strumentali. Ho visto che di polemiche nei confronti del presidente della Camera ne fanno un pò troppe e soprattutto le fanno a sproposito, soprattutto quando le fa Prodi che come presidente della Commissione Ue non ebbe alcuna remora nel guidare l'opposizione al centrodestra in Italia». Sulla legge Finanziaria invece il leader di An rilancia la questione della tassazione sulle rendite: «An non lo lo ha mai escluso e lo abbiamo anche discusso. È chiaro che non si può tassare il risparmio. L'ipotesi di intervenire sulle rendite finanaziarie è un'ipotesi che continua ad essere al centro del dibattito, ovviamente escludendo i Bot, i Cct e i piccoli risparmiatori». Quindi il vicepremier è partito all'attacco dei pm politicizzati: «Gli ambienti politicizzati della magistratura stanno tutti a sinistra: avete mai sentito parlare di toga azzurra o tricolore? No, quando si parla di toghe politicizzate si parla sempre di toghe rosse». Fini accusa i giudici politicizzati di «eccedere in garantismo solo nei confronti di quelli che sarebbe meglio rimanessero in galera. Rimettono in libertà - sottolineato - criminali arrestati già 15 o 20 volte: come fa il cittadino ad avere fiducia nella magistratura?». Infine una sitlettata a Prodi che «senza Bertinotti non ci sale nemmeno sul Tir». A questo proposito, Fini cita l'esempio contrario di Schroeder in Germania: «Se in Germania Schroeder ha perso - dice - è perchè è stato una persona seria e ha dichiarato apertamente: "Io non posso allearmi con Lafontaine, un comunista, perché non posso tornare indietro di 50 anni. In Italia non si fa altrettanto».

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