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Finanziaria col trucco: tagli agli stipendi dei parlamentari ma aumenta il fondo per le spese elettorali

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Il taglio del 10% delle indennità ai parlamentari annunciata come il fiore all'occhiello della Finanziaria ha un rovescio della medaglia. Se è vero che i politici saranno chiamati a fare un «piccolo» sacrificio rinunciando a una quota del loro stipendio, i partiti, di contro, vedranno rimpinguate le casse. Per ogni legislazione avranno a disposizione un miliardo in più. Come? Aumentando i versamenti destinati ai rimborsi delle spese elettorali. È per caso una coincidenza il fatto che vengono aperti i rubinetti proprio alla vigilia delle elezioni politiche del 2006? Prima di inoltrarci nel provvedimento va ricordato che il finanziamento pubblico ai partiti è stato abolito dal referendum e al suo posto c'è un meccanismo di rimborso delle spese elettorali sostenute dai partiti per le campagne elettorali. Il rimborso di tali spese avviene ripartendo annualmente, tra i partiti, i diversi fondi per il rinnovo degli organi quali Camera, Senato, Parlamento europeo e consigli regionali. L'ammontare di ciascuno dei quattro fondi relativi a questi organi istituzionali viene fissato ogni anno dagli stessi organi ed è calcolato moltiplicando 1 euro per il numero degli iscritti alle liste elettorali per le elezioni della Camera dei deputati. Questo fa sì che l'onere complessivo per rimpinguare tali fondi sia variabile in quantro è legato al numero degli iscritti nelle liste elettorali per ciascuna consultazione e dalla cadenza dei rinnovi degli organi istituzionali. Dal '99 (e poi con conferma nel 2002), la cifra di rimborso per i partiti è rimasta fissa a 160.819.045 euro, nonostante i cittadini siano stati chiamati più volte alle urne. Ora invece, dopo cinque anni, si è sentita l'esigenza di elevare l'ammontare del rimborso a circa 200 milioni a decorrere dal 2005. In sostanza i partiti avranno a disposizione un miliardo in più a legislatura. A guadagnarci di più sarà il partito con più voti, ovvero Forza Italia. Nella Relazione tecnica alla Finanziaria l'incremento del fondo è spiegato con il fatto che «si stima in 50 milioni il numero degli iscritti alle liste elettorali per ciascun fondo senza considerare eventuali elezioni anticipate, referendum e elezioni suppletive». Inoltre viene detto che nel 2005 c'è stata la necessità di un'integrazione del fondo per circa 40 milioni di euro «a causa dell'insufficienza dello stanziamento complessivo per sostenere la maggiore spesa a decorrere dal 2005 derivante dal rinnovo dei consigli regionali». Non solo. Nella Relazione è sottolineato che l'importo di 160.819.045 euro va inteso come «previsione di spesa». La conclusione quindi è che siccome «l'eccendenza di spesa, pari a regime a circa 40 milioni, presenta carattere di continuità, è da ritenersi necessaria la sua inclusione a decorrere dal 2006». Eppure l'articolo 13 della Finanziaria, quello che taglia le indennità ai parlamentari è titolato «Riduzione dei costi della politica». Insomma da una parte i costi della politica si riducono e dall'altra vengono aumentati. Inoltre mentre il fondo per i rimborsi delle spese elettorali viene aumentato di 40 milioni la riduzione delle erogazioni per gli stipendi dei parlamentari è di 23,4 milioni di euro. La Finanziaria stabilisce infatti una minore spesa annua lorda di 15,6 milioni per i parlamentari e figure assimilate e di 7,8 milioni per i consiglieri regionali. Dalla lettura del disegno di legge emerge anche che mentre si prospetta l'ipotesi di un ulteriore incremento del fondo per le spese elettorali, il taglio degli stipendi dei politici è circoscritto ai prossimi tre anni. C'è infine una curiosità che riguarda proprio la stesura del testo. Si tratta di un refuso. Nella Relazione tecnica il provvedimento sul fondo per le spese elettorali dei partiti è inserito nell'articolo 11 comma 3; nel testo di legge il comma 3 all'articolo 11 non compare.

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