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Abolita l'Ici

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sugli immobili ecclesiastici

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Il provvedimento passa ora all'esame della Camera. Il decreto legge prevede la riforma dell'Anas e la sua uscita dal perimetro della pubblica amministrazione, e l'esenzione dal pagamento dell'Ici degli immobili della Chiesa anche se utilizzati a fini commerciali. Sono stati contestati dall'opposizione, in particolare, l'articolo 4 del decreto, che trasforma in contratto di lavoro a tempo indeterminato il rapporto con i lavoratori socialmente utili degli enti locali in possesso di determinati requisiti, e l'articolo 6, relativo all'esenzione dell'Ici per gli immobili «utilizzati per le attività di assistenza e di beneficenza, istruzione, educazione e cultura», pur «svolte in forma commerciale se connesse a finalità di religione o di culto». La riforma dell'Anas consentirà all'ente di uscire dal perimetro della Pubblica amministrazione e di non pesare più sul debito pubblico. La riforma prevede anche l'allungamento della concessione in capo all'Anas da 30 a 60 anni. Aspetto rilevante del decreto è il riconoscimento da parte dello Stato dei cosiddetti pedaggi «ombra», che verranno cartolarizzati dall'Anas, oltre alla possibilità per quest'ultima di affidare una sub-concessione a società interamente pubbliche di alcuni tratti della rete stradale. La riforma stabilisce che l'Anas, in raccordo con lo Stato, individui alcuni tratti di strade statali che potrebbero diventare autostrade sui quali lo Stato pagherà dei pedaggi «figurativi» in modo da mettere in circolo le disponibilità finanziarie per gli interventi. Il ddl sulle infrastrutture, come detto, ha stabilito anche di abolire l'Ici sugli immobili della Chiesa anche quando questi siano adibiti ad uso commerciale. L'esenzione è applicabile per attività di assistenza e beneficenza, di educazione e cultura «pur svolte in forma commerciale se connesse a finalità di religione o di culto». «Con l'esenzione dall'Ici degli immobili di proprietà ecclesiastica utilizzati anche per fini commerciali, il governo sottrae una ingente quantità di risorse agli enti locali per andare incontro alle richieste delle gerarchie cattoliche», ha criticato Lanfranco Turci, capogruppo Ds in commissione Finanze del Senato. Una norma che si spiega «solo nell'ottica dello scambio di favori tra la Cdl e la gerarchia cattolica, alla luce anche di quello che è successo nel corso della campagna referendaria sulla fecondazione assistita». Dure critiche anche dal senatore diessino Esterino Montino, che ha attaccato la commissione Bilancio: «Se il governo pensa di guadagnare in questo modo qualche consenso tra le gerarchie ecclesiastiche ha una visione miope e quasi disperata perché tutte le persone di buon senso, religiose o meno, non possono accettare una norma così misera e punitiva nei confronti dei Comuni oggetto, anche con la Finanziaria, di vera e propria aggressione». Dubbi sono stati espressi anche da Alfredo Biondi, vicepresidente della Camera: «Le esenzioni per motivi di carattere meramente religioso non corrispondono a criteri di oggettiva uguaglianza. La proprietà immobiliare è soggetta ad un'imposta comunale, ed è difficile immaginare che vi possa essere un discrimine tra un proprietario ed un altro».

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