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L'Unione alla fine decide di fare la manifestazione di domenica a piazza del Popolo

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In piazza con l'incubo del flop

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Infatti organizzare la manifestazione contro la proposta di legge elettorale proporzionale e contro la Finanziaria si è rivelato molto più complicato del previsto. All'inizio il problema era quando. La prima proposta era stata il 3 ottobre, un'idea nata subito dopo le dimissioni di Siniscalco e prima ancora che il centrodestra depositasse in Parlamento la legge finanziaria. Prodi voleva una grande manifestazione nazionale che facesse sentire al governo tutta la forza dell'opposizione. Il Professore ci crede veramente, così come i Verdi di Pecoraro Scanio, i comunisti di Diliberto e quelli di Bertinotti. Cauti i diessini, molto perplessi Rutelli e i suoi. Però si decide che qualcosa di deve fare. Ma comunque meglio prendere tempo. Si rinvia tutto per dare la possibilità alla macchina organizzativa di lavorare con un po' più di agio. Si decide che il giorno giusto è domenica 9. E già nascono i primi problemi. Perché fare una manifestazione di domenica mattina e non il tradizionale sabato pomeriggio? Subito Bertinotti si inalbera, in fondo si sente il depositario della tradizione di lotta della sinistra, chiede ragione, protesta. Ma come può dimenticare, proprio lui che è il re dei salotti televisivi, che oggi c'è una cosa che conta più di tutte: per avere il giusto effetto la manifestazione deve essere ripresa dalle telecamare. Ma Prodi e gli altri lo sanno bene. Sabato 8 c'è lo sciopero dei giornalisti televisivi e quindi non ci sarebbe proprio l'eco sperata. Non c'è alternativa. Si procede a organizzare tutto per domenica 9. Però nasce subito un altro problema: dove. Allora comincia il balletto. Luogo aperto o luogo chiuso. Piazza grande o piazza piccola. In origine si era pensato al teatro Brancaccio a Roma, piccolo, facile da riempire, ottima passerella per i segretari dell'Unione. Che oltretutto devono pure trovare un sistema per ricordare agli italiani che domenica 16 si vota per le primarie (e infatti a chiedere a gran voce che le tv seguano con la dovuta attenzione l'avvenimento è proprio Giuseppe Giulietti, ovvero il responsabile della comunicazione delle primarie). Però il teatro non basta, sembra una scelta troppo minimal per combattare questa battaglia. Con i Ds sempre cauti, Prodi spinge, vuole dare un segnale forte: il centrosinistra si oppone con tutti i mezzi alla fine del maggioritario e a questa finanziaria tutta tagli. E così, mentre la lotta dei parlamentari del centrosinistra si fa dura contro i tempi forzati della legge elettorale, e governatori e sindaci si inalberano contro la Finanziaria di Tremonti, si decide per qualcosa di più ampio. Però la paura di non riuscire a portare in piazza un numero considerevole di persone resta. Prodi insiste: la manifestazione si deve fare bella e ampia. Lui la vuole «di contenuto e di programma». Sono soprattutto i Ds a preoccuparsi, temono la prova della piazza, loro che sono il più grande partito del centrosinistra sanno che la responsabilità ricade su di loro. E non sono così sicuri di riuscire a garantire una degna partecipazione. Allora ecco che inziano a circolare ipotesi di piazze più semplici da riempire. Si parla di piazza Navona: piazza storica della sinistra, di domenica mattina comunque bella piena di turisti che «tapperebbero» gli eventuali buchi provocati dalle defezioni. Si scarta perché occupata da altra manifestazione. Allora si esamina l'ipotesi di piazza del Campidoglio (piccola ma simbolica della battaglia degli enti locali contro le misure del governo per far quadrare i conti). Circola anche la voce di piazza Farnese, davvero microscopica, quasi ridicola per una protesta di tutta l'opposizione. Certo, queste sembrano tutte scelte di ripiego. Forse è un compromesso tra quelli che la vogliono fortemente questa manifestazione e quelli che, in fondo, non ne vorebbero sapere. Infatti anche tra i vertici dell'Unione non è che tutti sono proprio

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