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Pronta la replica dell'Udc che le ha pretese

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«L'impegno è che si voti. No alle acclamazioni»

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Ad annunciarla è il leader dell'Udc Marco Follini che, pacato, spiega che «c'è chi pensa che il miglior candidato per il 2006 sia Silvio Berlusconi, c'è chi non lo pensa come me. Ma il punto è come confrontare democraticamente queste opinioni». Berlusconi, seduto appena poche sedie più in là, risponde immediatamente: «Sono a disposizione, non ho difficoltà a confermarlo. Non ho avuto nessuna difficoltà ad accettare la questione. Visto che il problema è stato posto per la prima volta sul tavolo del vertice della Cdl da Marco Follini». E subito dopo aggiunge: «Sono una risorsa e non un problema della maggioranza». Dichiarazioni che vogliono dire una cosa sola: anche la Cdl farà le primarie. E i candidati per il momento sono due. O tre: Berlusconi, Casini e forse Fini. La conferma è arrivata ieri sera attraverso le parole del capo del governo, intervenuto telefonicamente durante la trasmissione Porta a Porta. «Abbiamo deciso di trovare un sistema di selezione ed elezione democratica del candidato premier. Non penso a primarie come quelle scelte dalla sinistra dove non si sa chi ha il diritto di voto. Piuttosto una grande convention degli eletti. Se ci sarà un candidato migliore di me sono pronto a farmi da parte ma temo che non lo potrò fare». Alle parole di Berlusconi ha replicato subito la segretaria dell'Udc. «L'impegno preso è che le persone votino, non che acclamino. Si possono chiamare primarie o con un altro nome ma certo non può essere un sondaggio degli eletti». Quanto alla candidatura di Fini, il leader di An potrebbe tirarsi indietro per un motivo molto semplice: andando allo scontro solo con Pierferdinando Casini, il Cavaliere potrà avere molte più preferenze che lo porteranno a una investitura più ampia per la leadership. Sapendo di avere come alleata anche la Lega che, per bocca di Roberto Calderoli, si è già schierata al suo fianco. Perplesso il ministro delle Riforme sulla opportunità di fare le primarie. «Credo che si individuerà un sistema che coinvolga maggiormente rispetto al tavolo politico della maggioranza». Il fatto, comunque, che la premiership di Berlusconi «fosse stata proposta da tre partiti su quattro», per Calderoli era già questo «garanzia di un'indicazione democratica». Ma la «svolta» non è arrivata a freddo al tavolo della conferenza stampa. Fin dalla mattina Berlusconi ha iniziato un giro di telefonate e di incontri con gli alleati. E il primo faccia a faccia è stato con Casini nello studio del Presidente della Camera. Il quale, senza mezzi termini, gli ha detto: «Dovevamo fare come Schroeder, andare al voto dopo le regionali. Ora servono le primarie e io intendo candidarmi. Non è una scelta polemica contro di te, ma, credimi, è meglio per tutta la coalizione avere almeno un altro candidato». Una scena simile si ripete a metà pomeriggio, quando si riunisce a Palazzo Chigi il vertice dei leader della Cdl che deve formalizzare l'intesa per Tremonti. C'è poco tempo per discutere, perché il ri-ministro dell'Economia ha un aereo che lo aspetta sulla pista per portarlo alla riunione del Fondo monetario a Washington e deve anche passare dal Quirinale. Ma il confronto torna sulla premiership. Durante il giro di tavolo per avere l'ok alla nomina di Tremonti, infatti, Follini la mette più o meno così, rivolto a Berlusconi: «Non mi interessa chi sarà ministro dell'Economia per sei mesi, ma chi sarà il candidato del 2006. Io ho un'idea diversa dalla tua, credo che dobbiamo decidere con le primarie». L'alternativa posta dai centristi è quella di andarsene dalla coalizione. Fini considera giusto il problema posto dall'Udc, Berlusconi a quel punto accetta. Però — dice — dobbiamo trovare i meccanismi democratici con cui si sceglie il candidato premier. E discutere anche di tutte le altre cose. Ma non si può decidere su due piedi, replicano gli alleati, servirà un nuovo vertice. «Già domani», propone Berlusconi, ma Fini non può, sarà a Parigi. Allora sabato a R

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