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Intercettazioni, il pm rischia il posto se svela i segreti

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È quanto prevede l'ultima versione del testo di riforma delle intercettazioni che il governo presenterà al Consiglio dei ministri di domani probabilmente sotto forma di decreto. Numerose le novità introdotte al testo. Oltre a quella di poter sostituire il Pm (ma anche il Capo dell'Ufficio) che divulga atti coperti da segreto come appunto il contenuto delle intercettazioni, il provvedimento del governo stabilisce anche che potranno essere spiati tutti, non solo gli indagati. Quindi vieta la pubblicazione di tutte le intercettazioni secretate, anche quelle per le quali è già stata ordinata la distruzione. In più, oltre ad eliminare il carcere per i giornalisti sostituendolo con la sospensione di tre mesi dalla professione, il testo estende di fatto la possibilità di intercettare. Nella bozza Ghedini infatti si limitava l'autorizzazione al fatto che nel luogo spiato si stesse svolgendo l'azione criminosa. Nel nuovo testo invece questo vincolo non c'è più. Per ricorrere alle «cimici» basterà sapere che nel luogo che si intende controllare (anche se «privato») «si stia svolgendo un'attività funzionale a quella criminosa». Mentre per i reati più gravi come anche la pedofilia, si potrà intercettare e basta «anche se non vi è motivo di ritenere che nei luoghi predetti si stia svolgendo l'attività criminosa». L'autorizzazione alle intercettazioni, infine, dovrà essere data con decreto motivato «contestuale e non successivamente modificabile o sostituibile». Il governo fa marcia indietro anche sulla durata delle intercettazioni. Nella prima stesura del provvedimento, quella messa a punto dal deputato di FI Nicolò Ghedini, si stabiliva infatti che le intercettazioni non potessero durare più di tre mesi, salvo che non si indagasse sui reati più gravi come ad esempio mafia, terrorismo e traffico d'armi. Ora, nell'ultima versione del testo, quella che il governo intende presentare come decreto al Consiglio dei Ministri, la possibilità di prorogare i 'controllì per le ipotesi più gravi di reati sparisce. Le intercettazioni cioè non potranno durare in ogni caso più di tre mesi. Eccezion fatta per i reati di mafia e per le minacce telefoniche. Per i quali sarà possibile continuare ad ascoltare i colloqui telefonici o telematici più a lungo «per periodi successivi di 20 giorni». Per i reati di terrorismo invece non sarà possibile intercettare complessivamente per più di tre mesi. Anche la commissione Giustizia della Camera si occuperà di intercettazioni telefoniche. Da martedì prossimo 13 settembre l'organismo parlamentare presieduto da Gaetano Pecorella comincerà ad esaminare tutte le proposte di legge in tema di intercettazioni presentate a Montecitorio. «Poi - spiega Pecorella - se arriverà il testo del governo bene. Esamineremo anche quello. Altrimenti noi andremo avanti...».

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