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Ciampi a Berlusconi: «Ora risolvila tu»

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«Bisogna abbassare i toni, le polemiche sulla Banca d'Italia non devono diventare un processo di piazza»

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Anzi, un gesto per sdrammatizzare la situazione. È la giornata insomma dell'acqua sul fuoco sul caso Bankitalia. Una giornata comunque intensa e che ha visto una girandola di incontri. Si comincia di primo mattino. Appena rientrato a Roma, Berlusconi vede il ministro dell'Economia Domenico Siniscalco che di fatto pone una sorta di ultimatum: «O si dimette Fazio o me ne vado io». Di fronte a questa situazione, il premier spiega al titolare del dicastero di via XX settembre che il governo ha fatto tutto quello che è in suo potere. Oltre non si può, non ci sono altre strade. Se Fazio vuole dimettersi è una scelta che è solo nel suo potere. Siniscalco insiste: vuole un atto formale. Ma il Cavaliere ribadisce che è inutile, non servirebbe a nulla, si andrebbe incontro a un conflitto sempre precedenti. Non è mai successo prima che l'esecutivo sfiduciasse il Governatore. Sarebbe davvero una lesione della sua autonomia e indipendenza e oltretutto non sortirebbe alcun effetto se non quello di irrigidire sempre più Fazio. In compenso, promette un ulteriore passo. Chiama Fini e lo prega di fare un passo in avanti: una dichiarazione in cui si chiedono le dimissioni. Il vicepremier obbedisce di lì a poco, e siamo al primo pomeriggio. La tensione sale ancora, il premier chiede un incontro con Ciampi. Prima però il Quirinale vede il segretario dell'Udc Marco Follini e quello dei Ds Piero Fassino. Il Capo dello Stato riceve Berlusconi accompagnato da Gianni Letta. L'incontro dura a lungo, sino a sera. Ma la sostanza è chiara. Ciampi spiega che in tutta questa vicenda la presidenza della Repubblica non ha alcun ruolo e nessun potere. È una vicenda che riguarda solo il governo e la Banca d'Italia. E siccome è stato l'esecutivo ad accedere la miccia, spetta al suo Capo decidere se è necessario andare fino in fondo o spegnerla. Comunque, l'appello di Ciampi è chiaro: qualunque sia la scelta, è bene che finiscano le polemiche sui giornali. Basta. Basta dichiarazioni, basta prese di posizioni. Basta attacchi o difese. Basta. Non servono a nulla e hanno un solo effetto: quello di danneggiare le istituzioni. Non solo la Banca d'Italia, che pure è molto cara a Ciampi essendone stato Governatore per quattordici anni. Ma anche Palazzo Chigi. A Berlusconi non resta che incassare. Tutto ciò che ha in suo potere, a questo punto, è stare zitto. Far calare la tensione. Se è risoluto ad accelerare può lasciare che intervenga il Parlamento, magari facendo in modo che l'emendamento al disegno di legge sul risparmio contenga il limite di età per il Governatore a settanta anni (nel testo approvato venerdì scorso dall'esecutivo, questa soglia non c'è per opposizione della Lega). Il che si tradurebbe con l'uscita di scena di Fazio l'anno prossimo. O può cambiare ancora l'emendamento in modo che ci sia un nuovo potere di nomina del Governatore. Ma più che soluzioni sono ipotesi, visto che Berlusconi non sembra molto convinto ad alzare i toni. E Fazio? Resta a Palazzo Koch, tranquillo e sereno. Ma sembra pronto a un gesto distensivo. Potrebbe non andare domani alla riunione dell'Ecofin di Manchster, in Inghilterra, dove dovrebbe partecipare con Siniscalco. Il ministro dell'Economia ha finanche minacciato di non andarci se ci sarà Fazio. Significherebbe far esplodere in sede europea in modo clamorosa il conflitto istituzionale in corso in Italia. Ma il numero uno della Banca d'Italia sembra intenzionato a fare un gesto per far calare la tensione: rinunciare all'Ecofin dove sarà spedito il direttore generale di Bankitalia, Vincenzo Desario. La scusa sarebbe già pronta: il giorno dopo Fazio deve essere a Basilea per partecipare a una riunione della Bce con gli altri governatori delle banche centrali. Un gesto, questo, che servirebbe a far calare l'attenzione. E probabilmente proprio questa mossa dovrebbe essere annunciata a Ciampi in un incontro che potrebbe avere oggi con il suo successore alla Banca d'Italia.

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