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Il Corriere ora vuole licenziare Berlusconi

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Il quotidiano milanese chiede il voto anticipato. E accusa: «Il Cavaliere è Re Tentenna»

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Quasi una coalizione. E dopo aver preso di mira il governatore della Banca d'Italia, il principale quotidiano nazionale cambia bersaglio: tocca a Berlusconi. A cui gentilmente chiede di andare a casa. Non è certo nelle tradizioni di via Solferino, e forse per questo fa una certa impressione. Ma il Corriere attacca a testa bassa il presidente del Consiglio. E non con un articoletto qualunque, ma affidando al vicedirettore Dario Di Vico l'onere di infilzare il premier con toni che sono più quelli di Diego Della Valle che di Marco Tronchetti Provera. Il numero tre del giornale (che è in questi giorni è stato anche l'uomo più vicino al patto di sindacato che governa il giornale) scrive chiaro e tondo: «Se fossimo un Paese serio organizzeremmo le elezioni politiche a fine ottobre». E sentenzia ancora: «Quindici giorni per sciogliere le Camere e quarantacinque di campagna elettorale sono più che sufficienti per mettere in grado gli elettori di scegliere». Tanti saluti al Cavaliere. A via Solferino si sentono oramai al pari del Quirinale. Anche se non si capisce perché un Paese serio è quello che vota anticipatamente e non quello che fa arrivare al legislatura alla sua scadenza naturale, ovvero nella primavera del 2006. Ma il quotidiano va oltre e sottolinea: «In molti, nei ranghi dell'opposizione e persino dentro la nostra compagine governativa, concordano sui vantaggi di elezioni anticipate anche in Italia, l'unica loro obiezione riguarda il termine di approvazione della Finanziaria e il rischio di esercizio provvisorio». Molti? Chi? Ma al Corriere hanno trovato anche il modo di aggirare la legge secondo la quale il Parlamento deve approvare la legge finanziaria entro la fine dell'anno: «La risposta ai loro dubbi c'è - si legge nell'editoriale -: il nuovo governo potrebbe alla riapertura delle Camere approvare subito un decreto legge con le principali misure di finanza pubblica e di osservanza degli impegni comunitari. Successivamente si presenterebbe in Parlamento, forte di un mandato di cinque anni, con una Finanziaria più snella e orientata al risanamento che potrebbe essere approvata anche a gennaio 2006». Si afferma anche che tutto ciò avverrebbe «con il plauso dei mercati finanziari e delle agenzie internazionali di rating che non potrebbero non apprezzare la cancellazione di un lungo ciclo elettorale». Ma non è finita. C'è anche un ultimo compitino che Berlusconi deve assolvere. L'ordine di via Solferino è perentorio: «Il presidente del Consiglio in carica dovrebbe invitare il governatore Antonio Fazio a dare le dimissioni e nominare al suo posto una personalità di caratura internazionale super partes». Magari con il gradimento del Corriere. Seguono giudizi sommari: «La verità è sotto gli occhi di tutti: il governo non c'è. Nel caso Fazio finora Silvio Berlusconi si è mosso come un novello Re Tentenna. Riposto nel cassetto il sogno reaganiano di tagliare l'Irpef a una buona parte di contribuenti l'esecutivo si è accorto di non avere più una politica economica e non solo». E ancora, scrive Di Vico (un tempo con simpatie dalemiane): «E intanto il Paese va a ramengo. L'economia è in una zona grigia, né in recessione né in ripresa. Il disavanzo, a sentire le valutazioni degli esperti, viaggia verso il 5% ed oltre e i controlli sulla spesa risultano sempre meno efficaci. E se non bastasse l'incertezza politica e regolatoria sta scoraggiando l'afflusso di capitali esteri. Con le elezioni a fine ottobre il circolo vizioso dei nostri guai si interromperebbe». La storia delle elezioni anticipate non è nuova. L'aveva tirata fuori due giorni fa su Panorama Sergio Romano (che è anche editorialista del Corriere). E prima ancora Franco Locatelli, sul Sole 24 Ore. Ce n'è abbastanza per ritenere che vi sia un concerto. Indagate pure.

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