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Striscione choc leghista: «Stuprate Pecoraro Scanio»

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A sollevare il caso in Aula è stato ieri il deputato della Margherita Ermete Realacci, seguito da altri colleghi del centrosinistra. «Sono sicuro — ha affermato tra l'altro l'esponente del partito di Francesco Rutelli — che buona parte dei colleghi leghisti non condividono quanto è apparso su La Gazzetta di Mantova in relazione ad uno striscione esposto alla festa provinciale della Lega a Ponte sul Mincio. La prima pagina del quotidiano oggi titola: La Lega invita a "stuprare" Pecoraro. Sono certo che questo non appartiene alla cultura dei colleghi parlamentari qui presenti, alcuni dei quali stimo anche per il loro lavoro. È però evidente che — e mi rivolgo anche al presidente della Camera — occorre un'immediata sconfessione di atteggiamenti e culture ridicole oltre che offensive e pericolose; segnalo, tra l'altro, che nell'articolo — ha concluso Realacci — si fa riferimento alla legittimità dell'invito a stuprare l'onorevole Pecoraro Scanio anche in relazione al fatto che si tratta di un esponente omosessuale». Enrico Buemi, responsabile giustizia dello Sdi, ha invece chiesto se «per punire questi istigatori allo stupro politico, Calderoli propone la castrazione chimica o quella chirurgica». «È probabile che la decisione di esporre lo striscione contro Pecoraro Scanio — ha affermato Buemi — non sia stata presa o istigata direttamente da dirigenti della Lega, o almeno voglio sperarlo. Ciononostante l'humus culturale, il contesto psicologico, i destinatari del messaggio ed in primo luogo gli autori dell'iniziativa, sono sicuramente i plaudenti di molte truculente proposte di legge della Lega e dei suoi dirigenti più importanti su immigrati, drogati, meridionali e presunti stupratori». Il ministro Roberto Calderoli si è comunque immediatamente dissociato dallo striscione: «Un gesto volgare di un imbecille — ha commentato — Non so se sia farina del nostro sacco oppure no, in un caso o nell'altro resta il gesto volgare di un imbecille e come tale deve essere considerato».

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