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Fassino (Ds) «Posizione legittima, ma oggi la materia non è regolamentata»

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Non per la sua spavalderia, ma per la capacità di dividere laddove si cerca di unire. Francesco Rutelli ha deciso di ribaltare, per l'ennesima volta, il tavolo della Margherita. Lo ha fatto ieri, annunciando, la sua decisione di non andare a votare per il prossimo referendum sulla fecondazione assistita. «Io mi asterrò dal voto» ha detto il leader Dl aggiungendo che «il sì fa un macello e produce una legislazione inaccettabile». Scelta legittima, annunciata da tempo che, come prevedibile, ha creato un altro terremoto in casa Margherita. Fosse solo perchè, gli unici contenti delle parole di Rutelli, sono stati i colleghi della Cdl. Da Forza Italia all'Udc ad An, è stato un coro unanime di consensi. L'unico controcorrente, è stato l'ex ministro Maurizio Gasparri che, pur lodando l'allargamento del fronte astensionista, ha letto nella decisione di Rutelli un'abile mossa politica («vuole puntare alla leadership di una formazione neocentrista»). Certo è difficile non notare la perfetta scelta di tempo con cui l'ex sindaco di Roma, ha voluto annunciare la sua decisione. Il Professore non ha fatto neanche in tempo a rimettere in discussione la propria leadership che Rutelli ha subito risposto ad hoc seguendo la strada tracciata dai suoi «mentori» Franco Marini e De Mita. Insomma, dopo aver «tirato la carretta», dopo aver mangiato «pane e cicoria», il bel Francesco prosegue solitario sulla strada che porta il più lontano possibile da Romano Prodi e, questa volta, anche dai suoi sodali. Neanche l'amico Paolo Gentiloni, infatti, è riuscito a giustificarlo. «La scelta di Rutelli - ha dichiarato - non è condivisibile». Il re è solo e, forse, comincia a pensare a un futuro più roseo, magari sulla sponda opposta. Certo, la sua è una «posizione personale», come sottolineano in molti dalle parti dei Dl, ma vista l'aria che tira è subito diventata posizione politica. Al punto che gli alleati non hanno aspettato un secondo per attaccare il presidente della Margherita. Gli esponenti della Quercia che fanno parte del comitato promotore del referendum, ad esempio, hanno letto nelle parole di Rutelli («il referendum contrasta con il programma dell'Ulivo 2001-2006») un attacco «personale». Ma il segretario Piero Fassino, che da giorni porta all'occhiello della giacca la spilletta del Sì, ha scelto di non alzare i toni. «La posizione di Rutelli è lecita e legittima - ha tagliato corto - ma noi siamo convinti che questa materia sia da regolare bene e oggi non lo sia». Con Fassino lo Sdi, schierato da subito per i 4 sì. «Rutelli - ha detto il leader socialista Enrico Boselli - esprime una posizione in netto contrasto con la modernizzazione civile». E anche il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio ha sottolineato di non condividere la scelta del presidente Dl. «Ritengo giusto - ha spiegato - votare per cambiare una legge liberticida e oscurantista, rinnegata persino da molti che l'hanno votata in Parlamento». E anche il segretario dei Radicali italiani Daniele Capezzone, ha detto la sua: «Il non voto di Rutelli rappresenta una ragione in più per invitare i simpatizzanti della Margherita a un voto che aiuterà a far nascere più bambini e a sperare di poter guarire tante terribili malattie». E pensare che il presidente della Margherita annovera, nel suo curriculum, anche un'esperienza come segretario del partito Radicale (1981). Non c'è che dire, proprio un bel salto, da sostenitore accanito dello «strumento referendario» a « astensionista convinto». Tu quoque Francesco.

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