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Casini non corre per la successione al leader

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Il presidente della Camera stoppa i boatos su presunti veleni contro Silvio per spianarsi la strada alla premiership

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Per chiarezza, per quanto mi riguarda, questo tema non esiste nè come possibilità nè come disponibilità». Ha tagliato corto Pier Ferdinando Casini con quanti gli hanno chiesto conto di alcune battute che gli sono state attribuite in servizi giornalistici apparsi su quotidiani e settimanali. Servizi centrati sullo schema che lo vorrebbe in corsa per la conquista della leadership del centrodestra in un quadro di aperta contestazione e irrisione del premier. «Ricostruzioni fantasiose» era stato il commento - laconico, ma in fondo piuttosto eloquente - fatto trapelare dallo staff del presidente della Camera riguardo alle indiscrezioni giornalistiche che effigiano un Casini intento a spargere veleni per spianarsi la strada alla successione. Qualche ora dopo, la messa a punto di Casini sulle frasi virgolettate e sulle strategie politiche che gli vengono attribuite. Una smentita ai boatos che connotano in senso malizioso e antagonistico le voci che lo accreditano come il più quotato tra i possibili successori del premier, nel caso in cui all'interno della coalizione maturasse l'opzione di un candidato alternativo alla guida del governo. Significativo è anche il fatto che, subito dopo avere smentito queste voci, Casini abbia confermato di essere fautore del bipolarismo, invitando Berlusconi e Romano Prodi - in quanto leader del centrodestra e del centrosinistra - a confrontarsi e decidere sulle nomine per il nuovo consiglio di amministrazione della Rai e sul ripristino del plenum della Corte costituzionale, secondo una logica non consociativa bensì figlia del maggioritario. Un'impostazione che il presidente della Camera aveva espresso con forza nella dichiarazioni rilasciate alla stampa al termine del suo incontro con Carlo Azeglio Ciampi nell'ambito delle consultazioni al Quirinale per la formazione del nuovo governo. Anche Totò Cuffaro, che con il presidente della Camera ha avuto intensi colloqui negli ultimi tempi, del resto ha aggiunto il peso della sua voce per smentire tutto. «Non so cosa gli altri facciano dire a Casini; so bene, invece, quello che Casini ha detto a me: che bisogna lavorare per rafforzare la coalizione e che sulla leadership di Silvio Berlusconi non si discute». E l'Udc siciliana su questo, ha ribadito il presidente della Regione, del resto non transige. Insomma, una tempesta in un bicchere. Ma Berlusconi ne ha approfittato per ribadire di non ritenersi indispensabile, confermando di fatto che tutto entrerà in gioco se il partito unico dovesse decollare. Un partito nel quale sicuramente non confluirebbe la Lega, che si alleerà dall'esterno sulla base dello schema cosiddetto «tedesco», come è stato ribadito oggi dal Consiglio federale all'unanimità. In realtà, i soggetti «chiamati» da Berlusconi sono essenzialmente FI, An e Udc. La partita, compresa quella delle candidature alla premiership di governo, alla leadership di coalizione e alla presidenza della Repubblica si giocherà soprattutto tra i tre partiti omogenei del centrodestra. E molto dipenderà, oltre che dal decollo o meno del partito unico, anche dall'andamento dei sondaggi, che nei prossimi mesi saranno mirati a capire in che modo recuperare il voto degli elettori del centrodestra che si sono estraniati dall'avventura politica nella quale si erano sentiti coinvolti, senza tuttavia passare dall'altra parte. Gianfranco Rotondi, leader della Dc ammonisce: «Con tutto il rispetto per Casini mi sembra difficile costruire intorno a lui una alternativa a Prodi: del resto Casini, Fini, Bossi sono nomi tutti interni alla storia del centro destra e in questi casi la squadra affonda tutta intera». «Berlusconi può scegliere Casini o chi preferisce - ha aggiunto Rotondi - ma non può ritenere di trasferire automaticamente su chi vuole il mandato fiduciario che lo lega si suoi deputati». «Se Berlusconi si ritiene sostituibile - ha proseguito - allora apra il dibattito sulla sua successione: se risolve il problema in una sua privata transazione con Casini stavolta non si trova la sol

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