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Giro di incontri del Cavaliere. Sempre più vicino il rimpasto interno al proprio partito

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Silvio Berlusconi mette mano all'organizzazione interna del suo partito. In pratica, prepara la Forza Italia bis. Un piano che il Cavaliere aveva già pronto almeno dal novembre scorso e che allora aveva riposto nel cassetto. Il progetto di riorganizzazione prevede la sostituzione di gran parte dei coordinatori regionali. I quali, operativamente, sono stati già esautorati, visto che dopo le Regionali il presidente degli azzurri ha avocato a sè tutte le deleghe locali. Ora Berlusconi potrebbe compiere altri passaggi come la rimozione di alcuni leader regionali. I primi due casi che ha cominciato ad esaminare sono quelli del Lazio e della Lombardia. A Roma da diverse settimane la situazione s'è fatta incandescente e ieri il Cavaliere s'è ritrovato anche anche un sit in di un consigliere comunale dissenziente, Mirko Coratti, che ha dovuto ricevere. Berlusconi medita adesso di applicare il principio dell'incompatibilità. Ovvero chi ha incarichi di governo non può mantenere anche quelli di partito. E così tornano nella lista dei «cattivi» Paolo Romani, che guida il partito in Lombardia, appena nominato sottosegretario alle Comunicazioni. E poi Gianfranco Micciché, appena promosso ministro per lo Sviluppo e coordinatore in Sicilia e vicecoordinatore nazionale. Nel mirino anche Antonio Martusciello, leader in Campania e viceministro per i Beni Culturali. Capitolo a parte quello di Antonio Tajani, contestatissimo coordinatore nel Lazio e capogruppo al Parlamento europeo. Una carica quest'ultima che viene equiparato al livello di un impegno governativo. Nel giro di incontri avuti ieri a Palazzo Grazioli, Berlusconi ha esaminato con grande attenzione proprio il turn-over interno che tuttavia non è ancora definito. Le riunioni con i vertici del partito si sono protratte sino a tarda sera. Prima di aprire il dossier Forza Italia, il premier si era soffermato in particolare sull'assetto della coalizione. Il capo del governo è apparso più convinto che mai a far decollare il progetto del partito unico del centrodestra. «È la nostra unica, vera possibilità di tornare a vincere», spiega un big di Forza Italia. Il Cavaliere non sembra aveva dubbi e insiste sul progetto: «Ci vorrà tempo ma io vado avanti, faccio come la goccia che scava la roccia». Per Berlusconi il partito unico è necessario perché altrimenti il bipolarismo italiano non sarà mai perfetto. Il ragionamento del premier è sempre lo stesso: bisogna dare anche una svolta all'assetto della coalizione per evitare che partiti che hanno appena qualche punto percentuale possano essere determinanti in ogni scelta del governo. Ma soprattutto scongiurare il rischio che i partitini finiscano per paralizzare l'azione dell'esecutivo. Di qui l'idea del partito unico, a cui è stata per ora dato il nome di Alleanza della Libertà. Un nome che tutti considerano provvisorio e che dovrebbe essere sostituito prossimamente. Ma un nome che anche sottolinea come Berlusconi pensi per ora ad un'«alleanza» e non a un vero e proprio «partito». Insomma, pensi a una tappa intermedia, magari con una federazione tra i partiti del centrodestra. Anche perché le resistenze tra gli alleati sono ancora piuttosto forti. Le perplessità ancora di più. Anche per questo Berlusconi appare meno disponibile a discutere della sua leadership.

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