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Bertinotti a Prodi: «Così primarie bluff»

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Ma Fausto tende una mano: «È comunque un buon candidato e il risultato in Puglia lo ha rafforzato»

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Ma, al tempo stesso, getta acqua sul fuoco delle polemiche e chiede di «finirla» con un dibattito — ormai divenuto «semantico» — fra chi ritiene che i programmi dei candidati leader debbano essere «alternativi» e chi invece pensa che possano semplicemente essere «diversi». «Fisiologicamente — ha detto ieri Bertinotti intervenendo al programma Rai "Conferenza stampa" — in qualsiasi primaria sono alternativo al candidato, con un programma diverso». Ma, ha subito precisato, «l'unica alternativa di programma è a Berlusconi». Riguardo alla parola utilizzata da Prodi, Bertinotti ha cercato di minimizzare e sorridendo ha detto che si tratta di una «licenza poetica di un autorevole dirigente politico italiano». Inoltre, ha ricordato il leader del Prc, è «una parola che non esiste nel vocabolario», ma ciò che conta è che «non esiste nemmeno nella realtà, visto che ciò che mi viene attribuito non esiste». Ai giornalisti che ricordano i ripetuti appelli di numerosi leader del centrosinistra ad abbandonare la corsa contro Prodi, Bertinotti ha risposto con stizza: «Le primarie non le ho inventate io, sono stato trascinato», ma se si faranno «accetto la sfida». E così, a chi gli chiede di ritirarsi, risponde che si tratta di «pressioni incoerenti con l'idea della democrazia» a cui lui, invece, intende rimanere fedele perché «la democrazia inizia da due e io sono il secondo». Comunque, ha rassicurato, il risultato delle primarie non influenzerà i rapporti fra i partner della coalizione così come non influirà sulla futura composizione di un eventuale governo di centrosinistra. Ma di sassolini nelle scarpe, il leader del Prc ne ha ancora, e così non nega una risposta neanche a chi gli ricorda che Prodi aveva detto che, se messo in minoranza, anche Bertinotti avrebbe obbedito. «Obbedire — ha replicato il leader di Rifondazione — è un termine che non si può usare tra pari, è uno slittamento, pure questa è una licenza poetica». Anche perché, secondo Bertinotti, la sfida per le primarie non è affatto scontata. «Non è vero che aprioristicamente un candidato moderato sia più competitivo di uno di sinistra», ha sostenuto. La scelta degli elettori del centrosinistra, ha aggiunto, dipenderà «dalla cultura politica dei candidati, dal rapporto che hanno col Paese e dal grado di appeal» che sapranno trasmettere. Bertinotti ha insistito su quest'ultimo punto, ricordando che «la simpatia è un elemento che concorre alla formazione della leadership». L'ex sindacalista, però, ha spezzato una lancia in favore dell'alleato-avversario, dicendo di ritenere Prodi un «buon candidato del centrosinistra», che è uscito rafforzato dalla scelta del candidato presidente della Puglia. Allo stesso modo, ha aggiunto, anche le primarie «possono essere un modo per dargli più forza» anche perché — sottolinea — la sconfitta «sarebbe l'unico modo accettabile per cambiarlo». Il leader di Rifondazione, infine, offre garanzie per il futuro della coalizione. A chi chiede se e come sia immaginabile un nuovo ribaltone come quello che nel 1998 portò alle dimissioni di Prodi, Bertinotti ha assicurato che «ora tutto è cambiato» ed ha invitato il centrosinistra ad «inaugurare un altro corso e a costruire un programma comune a cui tutti saremo leali».

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