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«Non sono protetti né ben pagati»

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Basta fare un confronto tra lo stipendio degli insegnanti italiani e quelli di altri Paesi europei per rendersi conto che i dipendenti pubblici non navigano nell'oro come qualcuno vorrebbe far credere. Quanto al modo di rinnovare il contratto del pubblico impiego, tutti concordano sul fatto che bisogna applicare l'accordo del '92 sulla politica dei redditi. Poi però nei fatti non si rispettano le regole». Spara a zero il segretario generale della Cisl Savino Pezzotta contro le dichiarazioni rilasciate dal consigliere economico del premier, Renato Brunetta. La definizione del pubblico impiego come un settore protetto e ben remunerato non gli va giù e avverte: siamo in grado di dimostrare che le nostre richieste sono ragionevoli. Il sindacalista ricorda che in base all'accordo di luglio bisogna prendere a riferimento il tasso d'inflazione programmato condiviso. «Se poi invece il governo vuole decidere in modo uniltarale il tasso d'inflazione non siamo d'accordo». Pezzotta quindi chiede come mai la trattativa è rimasta sospesa per un anno. «Abbiamo rinnovato centinaia di contratti nel 2004 come mai quello degli statali non si riesce a chiudere?» Poi sottolinea che il sindacato ha presentato una piattaforma e attende da tempo di essere convocato al ministero della Funzione Pubblica e se non basta, a Palazzo Chigi. Pezzotta contesta anche la tesi che gli statali sono rimasti al riparo dalla crisi economica. «Non è vero. Sono sottoposti a pressioni come è stato nel caso del blocco del turn over che ha creato numerosi problemi negli organici». Il segretario della Cisl invita anche alla prudenza nelle esternazioni. «Provocare, come fa Brunetta, è utile se richiama ciascuno alle proprie responsabilità. Ma non è questo il caso del consigliere economico di Berlusconi che in virtù del suo ruolo dovrebbe cercare dei punti di conciliazione non inasprire il dibattito». L.D.P.

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