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di GIULIA CERASOLI UN ANNO e poco più alla ricerca del prossimo capo dello Stato.

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Tutto un anno per discutere, confrontarsi e alla fine individuare, tra le personalità più rappresentative disponibili, il primo riferimento istituzionale del nostro paese. Una ricerca difficile e complessa in vista di una scadenza che già in questi giorni ha suscitato un uragano di voci discordanti, dubbi, polemiche e pareri contraddittori. In molti infatti si sono pronunciati in modo da far scattare una sorta di «giallo» che avvolgerebbe le prossime scadenze «coincidenti», delle elezioni politiche del 2006 e del termine del mandato presidenziale, previsto a maggio 2006. Insomma, ci si chede ancora se il nuovo capo dello Stato verrà eletto dalle «vecchie» Camere in scadenza o da quelle «nuove» appena elette? Non solo, ma è possibile che Ciampi si dimetta prima della scadenza, magari a marzo, in modo da far eleggere subito il suo successore dal Parlamento in carica, o resterà in sella per qualche mese in più per consentire lo svolgimento delle elezioni politiche e l'insediamento del nuovo governo che poi designerà in estate il nuovo presidente? Ci sarà o no un presidente «balneare»? Ipotesi e supposizioni si rincorrono freneticamente. E le diverse interpretazioni sono frutto della legge costituzionale che fino a qualche anno fa stabiliva che durante il cosiddetto «semestre bianco» del presidente della Repubblica (i 6 mesi che precedono la scadenza naturale) il capo dello Stato non può assolutamente sciogliere le Camere anticipatamente. In questo caso la sovrapposizione del «semestre bianco» e degli ultimi mesi della legislatura avrebbe causato una serie di problemi che forse potrebbero far slittare l'elezione del capo dello Stato di alcuni mesi, se non presentasse le sue dimissioni con grande anticipo. Secondo il professor Antonio Baldassarre, ex presidente della Corte Costituzionale ed ex presidente Rai, «stavolta lo scioglimento anticipato delle Camere non si può assolutamente fare». Per Baldassarre, infatti, non c'è dubbio: «Bisognerà attendere la scadenza naturale della legislatura e poi procedere alle elezioni. Quindi, scaduto anche il mandato del presidente, passare alla designazione del suo successore». Proprio perché la scadenza è così ravvicinata quindi, per Baldassarre non è possibile procedere, come accadde con il presidente Scalfaro, che sia nel '94 che nel '96 sciolse le Camere con molto anticipo. Resta invece possibile infatti solo lo sciogliamento «ordinario» delle Camere. L'ipotesi poi che Ciampi si dimetta in anticipo (per esempio, a marzo) per affrettare il procedimento, secondo Baldassarre è non solo molto remota, «ma anche costituzionalmente discutibile, perché un capo dello Stato eletto da Camere che stanno per sciogliersi avrebbe una rappresentatività inferiore». Se per Baldassarre quindi bisognerà attendere per forza la scadenza naturale della legislatura, secondo il senatore dell'Udc Francesco D'Onofrio è tutta un'altra storia. D'Onofrio ricorda infatti che fu l'allora presidente Francesco Cossiga a far introdurre una modifica fondamentale dell'articolo 88 della legge Costituzionale. Nel '92, alla scadenza del suo mandato presidenziale infatti la situazione era totalmente identica a quella odierna di Ciampi, con la coincidenza delle due elezioni politiche e presidenziali. E fu proprio Cossiga che introdusse la modifica riguardante il famoso articolo 88, con la legge datata 4 novembre 91 n.1, che ammetteva così la possibilità per il capo dello Stato di sciogliere le Camere anticipatamente, nel corso del «semestre bianco», solamente «se gli ultimi sei mesi del suo mandato coincidessero totalmente con il semestre finale della legislatura in carica». E nell'articolo viene specificato anche che lo scioglimento in questione può essere effettuato «solo una volta» nello stesso semestre. La rivelazione di D'Onofri

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