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Torna Mieli, il Corriere prende le distanze

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Paolo il «Papa dell'editoria» alla guida del maggiore quotidiano. Battista vice, Folli editorialista

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Niente più paginoni a senso unico, ma un atteggiamento maturo e super partes nei confronti delle forze politiche e delle istituzioni. Questo in sintesi il progetto di Paolo Mieli per il ritorno alla guida del quotidiano di via Solferino, a otto anni dalla sua sostituzione con Ferruccio De Bortoli. Al suo fianco come vicedirettore dovrebbe chiamare dalla Stampa il fedele Pigi Battista, mentre il direttore uscente Stefano Folli rimarrà come editorialista. «No, non me lo sarei mai aspettato. Ma in fondo al cuore speravo che in qualche momento ci fosse ancora bisogno di me. Sono sempre rimasto in questa casa». Commenta a caldo il neo direttore dopo la designazione all'unanimità del patto di sindacato. Ma poi si affretta ad aggiungere che prenderà servizio in via Solferino solo dopo l'assemblea dei giornalisti che si svolgerà domani e mercoledì e si concluderà con la fiducia al direttore. Mieli si è detto poi soddisfatto di come sono andate le cose. «Ci sono state due riunioni non formali - osserva - nelle quali si è parlato delle cose da fare, non sono state due cerimonie». E infatti tra le cose da fare ci sarà proprio la riorganizzazione della cronaca di Roma e Milano, da tempo trascurate tanto da mettere in fibrillazione la redazione. Infatti al cdr è stato confermato che la sostituzione di Folli è stata motivata da «aspetti organizzativi e gestionali al fine di sviluppare in modo condiviso tutte le possibilità del Corriere». Insomma, per battere Repubblica, ci voleva uno come Mieli. L'unico Papa dell'editoria. E loro lo hanno richiamato. «Mieli è fortissimo, un vero pontefice del giornalismo: da lui ci aspettiamo che sia sempre al di sopra delle parti, impermeabile a tutte le tentazioni politiche», dicono nel Cdr. Insomma per gran parte della redazione la scelta di Mieli «è la soluzione migliore» in questo momento storico. Mieli salvatore della patria. Mieli come Re Salomone. E ora da direttore dovrà dimostrare di essere tutto questo e per farlo pare che avrà carta bianca. Visto che alla domanda del cdr a Marchetti su Pigi Battista vicedirettore, ha risposto Colao: «Noi abbiamo nominato il direttore. A lui spetta tutto il resto». Ora la redazione che ieri era frastornata ma soddisfatta, dovrà dare il suo voto. Sul fronte politico invece, secondo Dagospia, il più arrabbiato è Romano Prodi, ma «è bufera» politica. Non solo infatti pare che Prodi sia furibondo con Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa e socio forte del patto di sindacato Rcs, ma pare che anche Berlusconi sia di umor nero dopo la nomina di Mieli. Il presunto leader della Gad infatti non sopporta quel «tipico terzista di Mieli, nemico storico del prodismo romano e podismo dalemiano». E si chiede chi adesso sponsorizzerà la sua già accidentata leaderschip elettorale? Infatti teme che Corriere e Repubblica ora si mettano a «santificare» i suoi avversari, Rutelli in primis e poi la lobby Montezemolo & Della Valle. Anche Berlusconi non ride ripensando a quando venne pubblicato nel '94 il suo avviso di garanzia. Ma Mieli il terzista ha scelto come vice il suo braccio storico Pigi Battista, giornalista molto stimato proprio dal Cavaliere.

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