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Giustizia, Ciampi fa felici i girotondini

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Mercoledì la manifestazione di Moretti & C. Ieri il Capo dello Stato ha rinviato la riforma alle Camere

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Queste norme menomerebbero l'autonomia dei magistrati, ridimensionerebbero il ruolo costituzionale del Csm. Rischiano di assoggettare la giustizia al controllo politico e di imporre un grave condizionamento ai magistrati nell'esercizio delle loro funzioni. Con queste severe motivazioni Carlo Azeglio Ciampi ha rifiutato la promulgazione della legge sull'ordinamento giudiziario, approvata il primo dicembre scorso. Esattamente come un anno fa con legge Gasparri, il Capo dello Stato ha esercitato il potere di rinviare la legge alle Camere per procedere a una nuova deliberazione che elimini i vizi segnalati. La «bocciatura» dell'anno scorso aprì una stagione di gelo col presidente del Consiglio Berlusconi, superata solo qualche mese dopo. La lettura del testo è molto significativa. Stavolta il Presidente non ha scritto in punta di penna, come in altre occasioni. Il momento scelto da Ciampi per l'invio del messaggio (durante la seduta comune del Parlamento a Montecitorio, subito dopo l'approvazione del «salva-Previti» e della fiducia al Senato sulla legge finanziaria), e lo stile asciutto e quanto mai esplicito della prosa, rivelano severità, quasi irritazione di fronte a una vicenda parlamentare portata a compimento, nonostante i ripetuti richiami del Quirinale, in un clima di scontro con le opposizioni e con la magistratura. Primo capitolo, la norma che attribuisce al Guardasigilli il potere di fissare ogni anno le linee di politica giudiziaria. Secondo Ciampi essa intacca l'autonomia dei giudici e le competenze del Csm, limita obbligo del pm di esercitare l'azione penale. Secondo punto, l'ufficio per il monitoraggio dello svolgimento dei processi. Ciampi lo ritiene in contrasto con tre articoli della Costituzione (101, 104, 110), al di là delle competenze del Guardasigilli, in grado di determinare «un grave condizionamento dei magistrati nell'esercizio delle loro funzioni». Terzo punto, il potere del ministro di impugnare davanti al Tar le nomine dei capi degli uffici giudiziari decisi dal Csm. Quarto punto, Ciampi rileva in varie disposizioni della riforma una «menomazione» dei poteri del Csm, in particolare in materia di assunzioni, trasferimenti, promozioni e provvedimenti disciplinari. Netta è la bocciatura della neo istituenda Scuola Superiore della Magistratura: in «palese contrasto con il dettato costituzionale», tale da sottoporre «sostanzialmente il Csm a un regime di vincolo». L'opposizione esulta. Torna a parlare l'ala più oltranzista. «Fermatevi finchè siete in tempo, ora che anche il Capo dello Stato vi ha detto che state violando la Costituzione e che questa legge distrugge lo Stato di diritto e la separazione dei poteri abbiate almeno l'umiltà fermarvi e non riproporla in Parlamento», è l'appello di Antonio Di Pietro, presidente di Italia dei Valori. «Continuare a tirare la corda - continua il leader di Idv - rischia di esasperare l'opinione pubblica e provocare anche una rivolta dagli esiti imprevedibili». «È arrivato il momento per la Cdl di rivedere le sue politiche su giustizia e sicurezza cercando di sfuggire alla perenne tentazione di un controllo politico sulla magistratura», ammonisce il capogruppo dei Ds alla Camera Luciano Violante.

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