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«La giustizia non è di questo mondo Ma continuo a lottare»

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Il senatore di Forza Italia, più che altro, ostenta calma. Accetta con pazienza l'accerchiamento di microfoni e telecamere e prende posto su un divanetto di broccato verde. Dichiara che la «giustizia non è di questo mondo» e che già domani presenterà ricorso contro questa sentenza che ha raccolto contro di lui «solo "monnezza"». Lui infatti è «sereno, ma non rassegnato». Ed è pronto «a lottare già da domani». Ci tiene a far sapere che Silvio Berlusconi, il suo amico di sempre, gli ha telefonato per esprimere il suo «dispiacere», mentre non ha sentito il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini. Dell'Utri ripete più volte che è per il suo «ruolo politico», non certo secondario dentro FI, che è stato «perseguitato» a livello giudiziario («se non mi fossi occupato di politica questo processo non ci sarebbe mai stato»), ma non rimpiange nulla. «Rifarei tutto cento, mille volte - afferma con una certa ironia - anche perché non voglio certo entrare nella schiera dei pentiti...». Se la prende con i collaboratori di giustizia che lo hanno accusato, ma non ha nulla da rimproverare al Tribunale di Palermo («i giudici sono stati corretti»). Anche se poi alla fine un certo risentimento contro le toghe esce fuori. Soprattutto quando racconta la storia di «quei due» che parlarono di «combine» contro di lui e che «vennero letteralmente torturati dalla Procura» tanto che alla fine «non poterono deporre» e ora sono sotto «processo per calunnia». Dell'Utri, insomma, ostenta sicurezza e ricorre, come spesso accade nel mondo politico, alla metafora calcistica e poi a quella meteorologica. «Quello di oggi - commenta - è solo il primo tempo di una partita. Aspettiamo il secondo, poi magari ci sono anche i tempi supplementari. Attendiamo insomma il triplice fischio finale». E fino ad allora nessun passo indietro. «Io - dichiara determinato - non ho nessuna intenzione di dimettermi da senatore. Ho tre gradi di giudizio a disposizione e fino a quando non interverrà una condanna definitiva io non mi sposto di un centimetro. E questo vale anche per la pena accessoria di interdizione dai pubblici uffici...». Per quanto amareggiato dalla condanna, la vita di Dell'Utri almeno per ora non cambia. «Questa sentenza non peserà nulla nel mio impegno politico - ribadisce - perché il processo non è finito. Quindi per me non cambia nulla anche nella mia giornata. Adesso ad esempio vado a Milano a vedere una bellissima mostra di libri». E poi il prossimo lunedì a Roma per assistere al Teatro Valle «all'Apologia di Socrate». La cicuta? «No - risponde ironico - io non sono come Socrate, anche perché lui aveva solo un grado di giudizio...».

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