Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Ingrao: «Anche il Pci pagava i suoi uomini»

default_image

Il leader storico della sinistra operaia bacchetta Prodi: «Non accetto il termine mercenari»

  • a
  • a
  • a

Mercenario è chi fa una cosa solo per soldi. Che siano professionisti o volontari, entrambi agiscono per convinzione. Non ci trovo nulla di male se un partito paga i propri militanti. Il Pci pagava molti dei suoi giovani sostenitori, anche se la maggior parte di loro agiva da volontario». Per Romano Prodi arriva anche la scomunica di un grande vecchio della sinistra italia, Pietro Ingrao. L'ex leader dell'ala operaista del Pci si concede anche una battuta scherzosa contro il Professore: «Io non sono rientrato nella schiera dei mercenari perché sono diventato deputato parlamentare molto presto, nel '48. Venivo remunerato dignitosamente anche se una bella fetta se la prendeva il partito». L'ex presidente della Camera è stato ospite con Antonio Ianna Morelli (Margherita), Fabio Nicolucci (Ds), Giorgia Meloni (An), Domenico Barbuto (Udc), Simone Baldelli e Nicola Formichella (FI) nella puntata di Planet 430, la trasmissione di approfondimento politico, sociale e culturale, in onda ieri sera. E ha preso di mira anche altre dichiarazioni fatte da esponenti del centrosinistra: «Quello di Berlusconi è un regime? Esiterei sulla parola regime. Ho vissuto sotto il fascismo, l'ho conosciuto ed era un'organizzazione più complicata. Se regime vuol dire che ci non ci sono forze che si oppongono, allora non è vero che oggi in Italia esista un regime. Il vantaggio di Silvio Berlusconi sono i suoi soldi. Ma questo lui non lo nasconde». Per Ingrao la discriminante che può ricondurre il dialogo tra i poli a una dimensione di convivenza civile è un'altra: «Il confronto è l'unico metodo che consente la legittimazione tra gli avversari. Per me è meglio un giovane di An o di Forza Italia, di chi non va a votare, o lo fa solo sulla base dell'ultima parola che ha sentito. Preferisco il dibattito, anche acceso, di chi ha idee diverse dalle mie, al silenzio che è la cosa peggiore. Io preferire che Berlusconi, però, dimostrasse il suo rispetto per l'avversario, accettando subito il confronto politico con Romano Prodi». Nonostante le scuse del Professore, c'è una parte della sinistra che continua a difendere la sua prima sortita, quella di definire i giovani di Forza Italia dei mercenari. Come i giapponesi che al termine della seconda guerra mondiale continuavano a combattere nonostante il cessate le ostilità, c'è ancora chi attacca. Per esempio il «Gruppo del Cantiere», guidato da Achille Occhetto, Paolo Sylos Labini, Antonello Falomi, Elio Veltri, Diego Novelli e Giulietto Chiesa. «La frase di Prodi ha colto un punto centrale e cioè quello che si rischia di trasformare in senso mercenario la democrazia - ha detto Falomi - una democrazia in cui contano soltanto i soldi e c'è una disparità di condizioni tra gli schieramenti». Mentre il leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, afferma: «Quello che mi ha sorpreso di più è la reazione isterica del centrodestra ad una frase che era detta in una conferenza e che però resta la denuncia del fatto che Forza Italia ha trasformato la politica in una attività aziendalistica. Il problema c'è».

Dai blog