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Bertinotti aggrega sedici partiti e costituisce «Sinistra europea»

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Un'operazione voluta da Bertinotti, che aveva promosso a gennaio a Berlino la prima conferenza preparatoria, e che ora è stato eletto all'unanimità a presidente della SE, dopo due giorni di congresso fondativo al quale ha partecipato una variegata e multilingue platea di delegati. Il leader del Prc (uno dei partiti più forti del nuovo rassemblement europeo) in questi due giorni ha parlato di «grande opportunità» che la sinistra antagonista non può perdere, pena il diventare «una forza di nicchia, una forza marginale custode di una ortodossia impotente». Rischio da evitarsi appunto con la nascita di «un nuovo partito della sinistra europea come forza protagonista del futuro». Al congresso fondativo, il leader del Prc ha insistito sul tasto del partito come «forza aperta ai movimenti» fatto di «comunisti e non comunisti» ma, e qui è la novità «fatto di persone di estrazioni culturali non definibili secondo la tradizione». Quindi, apertura ai no-global, alla galassia dei movimenti pacifisti, femministi, ambientalisti per dare nuova linfa alla sinistra radicale e uscire dal circolo dei vecchi partiti comunisti. È stato attento a parlare di una «interlocuzione» con i movimenti senza pretese egemoniche, ma la porta è aperta per il loro ingresso. Rassicurati i suoi che il Prc non si scioglie («Il partito resta per l'oggi e anche per il domani. La costruzione di un partito sovranazionale europeo non è la cancellazione dell'identità nazionale»), Bertinotti ha battuto anche sulla necessità di «rompere con lo stalinismo»: condanna dello stalinismo, che, inserita nel preambolo dello statuto del nuovo partito, «vuole liberare l'idea di comunismo da ciò che l'ha oppressa e guarda al futuro. Torniamo alle origini per fare un balzo in avanti».

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