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Albertini e Formigoni non ci stanno Scontri fra polizia e autonomi

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Il corteo degli autonomi si è distinto fin da subito da quello principale: è partito da piazzale Loreto e a metà strada verso il Duomo si è staccato e si è diretto verso la sede diplomatica americana, dove si è verificata la sassaiola (un funzionario e qualche agente di polizia contusi) per poi sciogliersi in piazza della Repubblica. La manifestazione, alla quale hanno preso parte inizialmente tutti i centri sociali è stata caratterizzata da forti critiche agli Stati Uniti, a Israele e alla partecipazione all'operazione di «peace-keeping» in Iraq, definita «una politica imperialista e criminale», decisa dal Governo italiano (gli slogan anti-americani sono stati continui). I partecipanti si sono mossi preceduti da un camioncino che alternavano acid-rock a musica araba, fra molte bandiere palestinesi, irachene e con i colori pacifisti dell'arcobaleno. In contemporanea un gruppo che fa capo alle organizzazioni Action e Disobbedienti ha occupato una palazzina lungo il percorso, da tempo disabitata. Per l'intero tragitto, giovani vestiti di nero e con il volto coperto da passamontagna hanno preso di mira i ristoranti della catena McDonald's, le banche e vari altri negozi. Gli autonomi hanno lanciato fumogeni, applicato candelotti-petardo su vetrine degli istituti di credito (alcune delle quali si sono incrinate, mentre una cassa-bancomat della Bpm in corso Buenos Aires è andata bruciata), hanno lanciato sassi, tratteggiato sui muri scritte in rosso e in nero, affisso volantini. Ma la tensione vera e propria si è sviluppata davanti al Consolato Usa in largo Donegani: qui i centri sociali «intransigenti» fra cui Vittoria, Orso e Transiti hanno optato per la contestazione forte. Tre-quattrocento militanti autonomi hanno cominciato a lanciare cubetti di porfido, dadi, bulloni, pietre, pericolosi petardi e fumogeni all'indirizzo di un cordone di poliziotti che isolava l'area (qui un funzionario è stato colpito a un polso da una pietra e altri agenti sono rimasti contusi). Sono state bruciate la bandiera americana e quella israeliana. Ovvie le prese di distanza delle istituzioni. Il sindaco Gabriele Albertini, dopo aver deposto le corone ai caduti di tutte le guerre, ha annunciato che sul palco di piazza Duomo, insieme ad una pacifista del movimento «Fermiamo la guerra», lui non ci sarebbe salito. Dopo Albertini anche il Presidente della Regione, Roberto Formigoni, e la presidente della Provincia, Ombretta Colli, hanno fatto sentire la loro protesta. La presenza di una pacifista che nel discorso ha chiesto il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq non è stata accettata dai vertici delle istituzioni locali. Il sindaco l'ha definita «inqualificabile», perchè è impossibile «collegare la nostra resistenza contro la tirannia nazista con quella che viene ritenuta la resistenza irachena». Ombretta Colli ha invece sottolineato che si è trattato di «un esempio di faziosità» che ha trasformato il 25 aprile «in una manifestazione elettorale».

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