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Irap, duello Rutelli-Maroni

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Testimoni della «tenzone» gli imprenditori riuniti al convegno di Milano della Confindustria. Maroni dà via libera alla riduzione dell'Irap, a patto però di una introduzione di parametri che misurino l'incremento del reddito familiare, che dovrà andare soprattutto alle famiglie numerose, «perché allora sì potremmo essere sicuri della ripresa dei consumi». Una proposta alla quale si contrappone l'invito di Rutelli a dare una scossa all'economia ma evitando «gli choc dell'inconcludenza». «Tagliamo il cuneo contributivo - ha scandito il leader della Margherita - per abbassare il costo del lavoro delle sole imprese che investono in ricerca». Poi, quanto avanza, va «direttamente nella busta paga dei lavoratori con i redditi più bassi». Una uscita, quella di Rutelli, che il ministro proprio non gradisce. Tanto da sorridere. E poi sbottare: «Ma se ci avete fatto un mazzo così sulla decontribuzione..., che è poi la stessa cosa». A questo punto il leader della Margherita si irrigidisce invitando Maroni a rispondere. «Ma è così - replica quest'ultimo - ora prendo atto della tua disponibilità, ma la decontribuzione che noi proponevamo e alla quale vi siete opposti, riguardava solo i neo assunti con contratti a tempo indeterminato». Comunque, Rutelli dimostra agli imprenditori che il centrosinistra non si oppone a un taglio delle tasse, la preoccupazione è semmai come garantire la copertura finanziaria. «Ci vuole una scossa contro la stagnazione economica e questo clima di sfiducia. Noi siamo pronti al confronto», dice. Il punto è, sottolinea, che il governo «continua a fare riforme discutibili e in piena solitudine». Secondo il leader della Margherita, «nel Paese c'è grande fibrillazione perché fino ad ora si continuano a vedere solo annunci». Che, a suo dire, «destabilizzano il clima». Va evitato, attacca Rutelli, «lo choc dell'inconcludenza». Visto che, sottolinea, la riforma fiscale «è stata annunciata nel 2000 e ora siamo ancora qui a parlarne». L'Italia deve comunque evitare il declino e qualcosa bisogna pur fare, rilancia Maroni. «Noi abbiamo fatto una riforma delle pensioni che dà garanzie anche a chi oggi è giovane - ribatte - mentre voi con la Dini il problema non ve lo eravate neanche posti. Lo avevate detto ai ragazzi che con quelle legge avrebbero avuto una pensione inferiore anche del 40% rispetto a quella dei loro padri?». E qui il confronto si riaccende di nuovo, con Rutelli che lamenta il fatto che la proposta dell'Ulivo sulla riforma delle pensioni «non è neanche stata presa in considerazione».

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