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Da Eni e Enel i soldi per ridurre le tasse

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I ceti alti sono appena lo 0,46%. In arrivo un taglio del 10% alle infrastrutture

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È chiaro, che soprattutto in politica tra il dire e il fare non c'è di mezzo solo il mare, ma l'Himalaia, la cui scalata è riservata soltanto a pochi dotati di tanta pervicacia. Quest'ultima dote non difetta al Capo del Governo, quindi possiamo ritenere che le prese di posizione dei suoi alleati, poco a poco finiranno per essere addolcite, non costituiranno - se non nel metodo e nel modo di esporre la questione - un vero problema. Chi ne trarrà beneficio? A venirci in soccorso è la solita statistica. Stavolta elaborata dalla Sogei che ha raccolto i dati delle dichiarazioni dei redditi del 2000. I famosi ricchi, coloro che superano la fascia di reddito di 100 mila euro, visti come il fumo negli occhi da chi sostiene che «il Berlusca vuol sempre e solo premiare i soliti noti», rappresentano soltanto lo 0,46 per cento dei 31 milioni di contribuenti: sono soltanto 143mila. Quindi anche questo non dovrebbe costituire un casus belli. Rimangono gli altri 30milioni 857mila contribuenti che non arrivano a 100 mila euro di reddito complessivo. Perché possano beneficiare della nuova aliquota del 23 per cento il Tesoro deve poter disporre di oltre 20 miliardi di euro, dai quali poi detrarre 2 milioni derivanti da introiti per maggiori consumi. Berlusconi confida innanzitutto in una «moralizzazione» degli italiani, ai quali lo Stato sottrarrebbe fino a un massimo di un terzo del loro reddito, convincendoli così a smettere di evadere il fisco. Non è detto che una parte non si lascerà convincere, anche se lentamente, e solo se naturalmente gli organi preposti ai controlli, leggi soprattutto Guardia di Finanza, eserciterà le dovute ispezioni a tappeto. Oggi almeno il 25/30 per cento del Pil viene nascosto, evaso o eluso, con stratagemmi vari. E si tratta di una somma 15 volte superiore al fabbisogno per abbatere le tasse. Ma il premier confida anche in Tremonti, e nella sua vena creativa. Cosa vorrà fare il ministro non si sa, molto probabilmente ne avrà parlato solo con il Presidente del Consiglio. Qualcuno adombra un'altra cartolarizzazione (di beni da mettere in vendita ve ne sono ancora), la privatizzazione di qualche azienda ancora in suo possesso ma non strategica, e infine il versamento nelle casse dello stato di cospiqui dividendi da parte di quelle aziende come Eni ed Enel che stanno macinando utili. Potrebbe arrivare anche un pesante taglio, anche del 10%, al piano delle grandi opere: almeno questa è la preoccupazione del minitro alle Infrastrutture Lunardi. Infine una riduzione delle spese, a cominciare forse da Palazzo Chigi (tanto per dare un esempio anche agli altri ministeri) che Berlusconi ha voluto paragonare a Downing Street, dove tutto funziona bene con pochissime persone, contro le centinaia di piazza Colonna. Ma tant'è. Chi vivrà vedrà.

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