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Licenza Uefa, la Figc chiede la proroga

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Roma col fiato sospeso: servono 30 milioni e certificazione del bilancio. Lazio, occorrono le liberatorie

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Carraro sta infatti pensando di chiedere all'Uefa una proroga di una settimana per la presentazione dei documenti necessari per ottenere la licenza per le prossime coppe europee. La scadenza impone di presentare i requisiti formali entro il 31 marzo: una corsa contro il tempo, soprattutto per chi cerca ancora di ottenere la certificazione del bilancio o un «sì» dai giocatori per le liberatorie. L'Uefa chiede infatti ai club di sistemare le pendenze con i calciatori (e di ottenere gli ok relativi ai pagamenti fino al 30 giugno 2003). Ci sarà chiaramente da aggirare la resistenza degli altri paesi e di tutelare i principi della concorrenza europea. Insomma il gotha del calcio si muove a protezione del sistema, in attesa che il governo vari il decreto salva-calcio, o meglio spalma-Irpef, condizione comunque necessaria soprattutto per l'iscrizione al campionato 2004-2005, più che per la licenza europea. Molte società hanno infatti contestato le cartelle esattoriali arrivate dagli uffici delle Entrate: insomma, con un contenzioso in atto, la pratica rimane congelata (anche se accompagnata da una accurata documentazione), come le eventuali contestazioni degli organi preposti. Contano invece, eccome, le pendenze con altri club: la Lazio, esempio, deve ancora saldare pendenze pregresse con il Valencia, relative all'acquisto di Mendieta. La società biancoceleste, nel frattempo, ha però provveduto ad anestetizzare anche questa situazione, contestando al club spagnolo la sopravvenuta onerosità del contratto di acquisto dell'ex stella del Valencia (valutata a suo tempo 47 milioni). Il presidente Carraro ha riunito i suoi collaboratori, ha fatto il punto della situazione e ora vuole accelerare, insistere per ottenere una certezza che garantisca una ciambella di salvataggio al calcio italiano. Rimane comunque la piena disponibilità a convocare quanto prima un consiglio federale se ce ne fosse la necessità. Il resto lo dovranno fare le società, magari il governo, cercando di agevolare l'approvazione del decreto salva-calcio e dando respiro in merito al discorso tributario, che è il vero cruccio del sistema italiano. Lunedì, nel lungo summit che si è tenuto a Palazzo Chigi, si è tracciato uno scenario globale: le società romane sono le più esposte, anche se le problematiche, soprattutto in riferimento all'Uefa sono diverse. Il club giallorosso, infatti, deve ottenere entro i prossimi sei giorni la certificazione del bilancio (dall'Italaudit, ex Grant Thornton). Una corsa a ostacoli, che Capitalia sta cercando di rendere meno complessa. Sensi ha messo a disposizione il suo patrimonio personale per monetizzare e rilanciare, cercando di coprire almeno la metà di quel vitale aumento di capitale da 150 milioni. Tutto ruota intorno alla dismissioni di quote degli Aeroporti di Roma: servono comunque, e subito, 30 milioni. Compito davvero improbo, lunedì prossimo il Cda giallorosso cercherà di materializzare un miracolo. Un tentativo in extremis potrebbe essere compiuto cercando di pianificare, e realizzare, una cessione eccellente, ma i tempi stringono maledettamente. E non consentono grossi voli pindarici. Ci proverà solo la Federazione, fino all'ultimo, cercando di prorogare la scadenza. E magari favorire la scalata dei russi della Nafta Mosvka. La Roma vive l'attesa con il fiato sospeso. La Lazio, che ha invece il bilancio certificato, cerca invece le liberatorie dei calciatori, decadute automaticamente dopo che l'innovativo piano-Baraldi (5 mesi di stipendi in azioni) è saltato per la mancata delibera dell'assemblea degli azionisti (nel dicembre 2003) di un aumento di capitale ad hoc per dipendenti e calciatori: se ne riparlerà dopo la sfida di stasera con il Bologna. Con un sogno europeo da trasformare in realtà.

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